domenica 29 aprile 2012

25 APRILE 2012 - TERZA LETTURA IN PIAZZA


Riferiti al territorio di Pianoro Vecchio e Nuovo, Rastignano e Botteghino, ricordiamo con affetto e riconoscenza Gastone Piccinini, a cui è dedicata la piazza a Rastignano, fu volontario nella Regia Marina dal luglio 1934, quale allievo radiotelegrafista. Prestò servizio a bordo di sommergibili e fu promosso 2° Capo. L’armistizio dell’8 settembre 1943 lo trovò imbarcato sul sommergibile Onice dislocato a Napoli. Partecipò alla guerra di liberazione operando presso il Ministero della Marina a Brindisi – Servizio Informazioni, cooperando all’organizzazione di un efficiente servizio radio nell’Italia del Nord occupata. Riuscì a sfuggire a una prima cattura, passò le linee nemiche e arrivò a Milano, entrando a far parte della Brigata partigiana “P. Poet” nell’incarico di Capo Missione radio e nel grado partigiano di Tenente. Mentre trasmetteva messaggi venne accerchiato e per sfuggire alla cattura, dopo aver distrutto l’apparecchio radio e i cifrari, quando finì le munizioni, per non cadere vivo nelle mani dell’avversario, si lanciò nel vuoto dal quinto piano abbracciato al suo unico compagno gridando: “Viva l’Italia”. Venne raccolto dai tedeschi ancora vivo ma con la spina dorsale fratturata. Nonostante le sofferenze non rivelò i nomi dei suoi compagni di lotta. Dopo un anno di prigionia, venne liberato dai compagni e portato a braccia con le membra inesorabilmente e per sempre spezzate e la spina dorsale lesionata “nella smagliante luce del sole d’Italia redenta”. Per questo suo gesto eroico, venne decorato con la Medaglia d'oro. La gravissima menomazione non ha impedito a Piccinini di svolgere, nel dopoguerra, attività nella sezione locale dell'Anpi, di cui è stato Presidente onorario. Giuseppe Lelli, nome di battaglia "Pippo". Militò nella 62a brigata Camicie rosse Garibaldi. Cadde in combattimento a Pianoro il 27 agosto 1944. Anche Guermandi Pierina e Degli Esposti Laura, che il tempo crudele ci ha sottratto, combatterono come partigiane sul nostro territorio. La giovane Anna Donini, nome di battaglia Maria, a cui è dedicata la strada che da Pianoro arriva a Botteghino, alla fine del 1943, insieme con il fratello Guido, che riuscì a salvare dai fascisti grazie alla sua prontezza di spirito, si aggregò al distretto Pellirosse della 9a brigata S.Justa, operante nelle colline attorno al borgo delle Ganzole, vicino a Sasso Marconi. Per la sua conoscenza dei luoghi venne utilizzata con il compito di staffetta per i collegamenti fra i vari distaccamenti della brigata. Recatasi con Dante Tossani e Torino Franca in una casa del borgo delle Ganzole per recuperare armi e munizioni, affrontò uno scontro a fuoco con una squadra tedesca. Riuscì a trarre in salvo uno dei due compagni, Torino Franca,gravemente ferito e riuscì a chiedere aiuto al distaccamento, mentre i tedeschi rastrellavano tutta la zona alla ricerca dei partigiani feriti. Sospettata da un fascista della zona, venne fermata, interrogata e schiaffeggiata dai tedeschi, ma riuscì a convincerli di essere estranea ad ogni avvenimento. Nell’autunno 1944, insieme alla cognata Idalba Zanna, fu di nuovo fermata dai tedeschi mentre portava viveri ai partigiani rifugiati nelle grotte e nei boschi della zona di Pieve del Pino. Anche in questa occasione riuscì a convincere i tedeschi della sua estraneità dei fatti. Per il suo aiuto alla lotta per la liberazione le è stata conferita la Croce al Merito di Guerra. Un ricordo particolare a Diana Sabbi, a cui dopo la sua morte è stata intitolata la Scuola Elementare di Pianoro, cresciuta in una famiglia antifascista, nella primavera del 1944 si impegnò nell’attività contro i nazifascisti come gappista della 62a Brigata “Camicie rosse Garibaldi” operativa nella valle dell’Idice. In ottobre, con l'avvicinarsi della linea del fronte, la brigata venne divisa in due gruppi: uno si dirisse a sud per ricongiungersi con le truppe alleate; l'altro andò a nord per raggiungere Bologna per partecipare a quella che si riteneva fosse un'imminente insurrezione popolare. Diana fece parte di quest'ultimo gruppo e si aggregò al distaccamento della 7a GAP Gianni Garibaldi, che aveva la sua sede vicino al macello comunale a Porta Lame. Quando i tedeschi circondarono la base, venne mandata, insieme a un'altra partigiana, in perlustrazione con il compito di raccogliere informazioni sullo schieramento nemico; ma nei pressi di Piazza Umberto I furono catturate e rinchiuse in un cortile in Via dei Mille, dal quale alla sera riuscirono a fuggire. Nei giorni successivi, venne impegnata nell'infermeria clandestina di Via Amedeo D'Aosta e in seguito le venne dato l'incarico di mantenere i collegamenti con il Cumer. Venne riconosciuta partigiana con il ruolo di capitano e le fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare. 
Vorremmo ricordarli tutti: Bacchetti, Beghelli, Bordoni, Caldi, Cavara, Cevenini, Ercolessi, Paselli e tanti altri, caduti per la libertà e vogliamo ricordare i pochi patrioti e partigiani ancora oggi tra noi: Dini Luciano, Gazzara Ruggero, Laurenti Luciano, Marabini Giorgina, Marchesini Elio, Piancastelli Renato, Righi Dina, Rocchi Gino, Sacchetti Orlando.

Vorremmo avere il tempo per raccontarvi di ognuno di loro. Vorremmo sapere tutto di ogni partigiano, di ogni staffetta, di ogni donna o ragazzo che ha aiutato a rendere libera la nostra Patria.

Le informazioni che abbiamo sono ricordi, pensieri scritti che raccontano solo di alcuni di loro. Le storie, le vite di altri si stanno perdendo nel passato. Perché il fascismo non torni, perché non si ripercorrano gli stessi errori del passato, è importante che la memoria rimanga viva, che i partigiani, i nostri eroi vengano ricordati.

Per chi non c'era, per chi non ha vissuto quel periodo storico è difficile immaginare cosa significa la guerra, la Resistenza, la voglia di un Paese libero.

Proprio per questo, ogni anno ricordiamo i Caduti. Ricordiamo il loro sacrificio e cerchiamo di tramandare il ricordo del loro valore.

Ogni anno rafforziamo il legame con il passato e doniamo il testimone alle generazioni future, per non dimenticare, per non rendere vano la loro vittoria.

25 APRILE 2012 - SECONDA LETTURA IN PIAZZA

Giovani partigiani pianoresi morirono sulle nostre colline nel tentativo di porre fine a una guerra devastante e alle violenze neofasciste. Erano molti, tutti con una loro storia, con una loro vita ma con un unico sogno di libertà.




Tra i combattenti, originari del territorio di Pian di Macina, ci onora ricordare il partigiano a cui è dedicata la nostra Sezione Anpi, Franco Bonafede, nome di battaglia “Febo”, che militava a Pianoro ed entrò a far parte del comando della 62a brigata Camicie Rosse Garibaldi. Successivamente, militò nella 7a brigata GAP Gianni Garibaldi. Dopo la guerra gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militar. Anche Ledovino Bonafede, detto “Piroti”, fece parte della 62a brigata Camicie Rosse Garibaldi. Egli venne catturato e imprigionato fino alla liberazione. Il ventenne Giancarlo Lelli, detto “Pampurio”, combatté come partigiano nelle Brigate Garibaldi “Bianconcini” e “Camicie Rosse”. Fu catturato una prima volta dai tedeschi a Loiano, ma riuscì a liberarsi e a tornare con i suoi partigiani. Venne ferito mortalmente durante i combattimenti a Molino e Sant’Anna. Dopo la Liberazione gli venne conferita medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Mattei Luigi, «Cirulein», dopo l'8 settembre entrò nei primi gruppi resistenziali che si costituirono sull'Appennino tosco-emiliano, militò nella 4a brigata, poi 36a brigata Bianconcini Garibaldi e nella brigata Stella Rossa Lupo ebbe il compito di disturbare i tedeschi durante le operazioni di rastrellamento. In seguito, si unì ai partigiani della 62a brigata Camicie Rosse Garibaldi e operò nella valle dell'Idice e ai Casoni di Romagna. Prese parte a tutti i combattimenti della formazione come commissario politico di brigata. Attraversò la linea del fronte e prese contatti con gli americani. Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valer militare. Scandellari Arturo prestò servizio militare in cavalleria. Militò nella 62ª brigata Camicie Rosse Garibaldi e operò a Pian di Macina. Morì a Bologna per ferite riportate nel corso del bombardamento aereo. Anche Hervè Franci prestò servizio militare nel genio dal 1 gennaio a l'8 settembre 1943. Militò nella 36a brigata Bianconcini Garibaldi e operò su Monte Carzolano e sulla Bastia. Catturato dai nazifascisti per delazione, venne ucciso a Firenzuola. Anche il padre cadde nella Resistenza. Riconosciuto partigiano con il grado di sergente maggiore. Casalini Dino, a cui è dedicata una strada a Pian di Macina, nel 1943 entrò a far parte della 36a Brigata Bianconcini Garibaldi e operò sull'appennino tosco-emiliano. Nel maggio del 1944 insieme ad altri 7 partigiani si stava trasferendo al Cimone della Bastia quando cadde in un'imboscata fascista. Vennero uccisi tutti. Casalini Dino venne riconosciuto partigiano.



Dopo il saluto ai caduti di Pian di Macina, la delegazione si è divisa: una parte è andata al Monumento di Rastignano e una a Botteghino di Zocca.

Dopo aver posato le corone in tutte le frazioni del territorio, la delegazione sta tornando verso Pianoro Nuovo, per concludere le celebrazioni in Piazza dei Martiri e dopo un piccolo corteo arrivare al Parco della Pace.

25 APRILE 2012- PRIMA LETTURA IN PIAZZA


Come tutti gli anni, oggi, 25 Aprile, l'A.n.p.i. e le rappresentanze Comunali, assieme alle Forze dell'ordine deporranno le corone presso i monumenti ai Caduti. 
Il percorso ha avuto inizio questa mattina alle 9 a Livergnano, dove si è unito alla commemorazione anche il Sindaco di Loiano. Dopo un breve saluto e ringraziamento agli “Amici di Livergnano”, il Sindaco con una piccola delegazione ha omaggiato Ottavio Garganelli, fucilato a Gorgognano, per poi proseguire deponendo la Corona al Monumento ai Caduti di Pian di Macina.
 
In questo giorno, ci onora ricordare che proprio il nostro Comune, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha ricevuto la Medaglia d'oro al Merito Civile con questa motivazione: 

“Comune di rilevante importanza strategica a ridosso della "Linea Gotica", sul cui territorio per sette lunghissimi mesi si era fermato il fronte bellico, sopportava la perdita di centinaia di vittime civili e la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e agricolo. Immolava altresì un elevato numero di suoi coraggiosi cittadini alla lotta partigiana. Col ritorno alla pace, offrendo ammirevole prova di dignità ed elette virtù civiche, affrontava la difficile prova di rinascita morale e materiale del paese.”

In questa giornata, mentre aspettiamo che arrivino le delegazioni, vogliamo ricordare Pianoro e i suoi eroi: giovani uomini e donne che hanno lottato, hanno dato la loro vita per un sogno di libertà e una speranza di futuro migliore. Hanno accettato la possibilità della morte per dare vita a un'Italia democratica e libera.

Durante il ventennio fascista, il nostro Comune visse momenti di grande povertà: l'industria era totalmente assente e l'agricoltura dava reddito solo ai grandi proprietari terrieri.

Nei primi anni di guerra i disagi per i pianoresi furono relativi, anche se gli uomini furono inviati a combattere in Africa, in Grecia o in Russia.

Nel 1943 fungeva da rifugio per gli sfollati della città che a causa dei bombardamenti fuggivano nei paesi limitrofi ritenuti più tranquilli.

Quando l'8 settembre Badoglio firmò l'armistizio nei campi e nei casolari si festeggiò la presunta fine delle ostilità.

Ma il conflitto era ben lontano dall'essere cessato.

Stava iniziando, infatti, la fase più triste della vita di Pianoro.

La Resistenza crebbe anche nel nostro territorio e molti pianoresi entrarono nelle formazioni partigiane: alcuni nella 62a Brigata Camicie Rosse Garibaldi che operava nel territorio fra Pianoro, Monterenzio e Casoni di Romagna in seguito denominata Pampurio in onore del suo comandante Giancarlo Lelli caduto in combattimento a Sant’Anna di Monterenzio. Altri combatterono con la Brigata Stella Rossa che operò nei dintorni di Marzabotto e Monte Sole.

Il Comando militare organizzò un fronte compatto di difesa chiamato “Linea Gotica” nei territori sopra Livergnano perché all'inizio dell'ottobre del 1944, le truppe angloamericane controllavano quasi completamente tutta la valle del Savena.

Questa situazione divenne molto difficile per i pianoresi per via delle molteplici incursioni aeree, dei rastrellamenti e delle rappresaglie giornaliere.

Quando finalmente gli americani riuscirono a piegare la resistenza tedesca ed entrarono a Livergnano, si sperava in un'imminente liberazione che non avvenne: gli Alleati decisero di fermarsi in paese aspettando la fine del rigido inverno.

Cominciò quindi l'evacuazione della popolazione civile verso Firenze, Siena, Roma oppure verso nord. Molti morirono lungo il tragitto per il freddo e la fame. Quelli rimasti furono, invece, costretti a subire l'arroganza e la violenza dei fascisti e dei nazisti che devastarono e uccisero civili antifascisti e patrioti.

A Pianoro continuarono i combattimenti: il ponte sulla ferrovia “Direttissima” e la stazione vennero bombardati dagli americani e molti campi e strade vennero minati.

Molte bombe finirono sul centro abitato che venne praticamente raso al suolo e molte famiglie distrutte.

Quando la guerra finì e le persone cominciarono a tornare videro solo devastazione e macerie: tutto era andato distrutto.

25 APRILE 2012 - Ricordarsi di ricordare, sempre. Intervento del Segretario Atos Benaglia


Ricordarsi di ricordare, sempre.

Benvenuto a tutte le antifasciste e a tutti gli antifascisti presenti in questa piazza, che non a caso si chiama piazza dei Martiri .

Siamo qui per festeggiare assieme la festa della Liberazione e onorare la Resistenza .

Bisogna ricordarsi di ricordare e allora siamo qui, 67 anni dopo la Liberazione, per ricordare chi ha sacrificato tutto ciò che aveva, fino all’estremo sacrificio della vita, per donare a tutti noi Libertà, Giustizia, Pace e Democrazia .

Ricordarsi di ricordare,sempre.
Perché senza Memoria non c’è futuro: è grande il rischio che i carnefici di ieri, riescano oggi a passare per vittime.

Si è dato per scontato che qualunque rinascita fascista sarebbe stato stroncata, ma non è così e ora dobbiamo reagire, perché esistono gli strumenti democratici per contrastare questi fenomeni e basta ricercarli nella nostra Costituzione, frutto della Lotta di Liberazione, dei sacrifici dei Partigiani e di tutti i Resistenti, che oggi avrebbero tutto il diritto di vederla applicata davvero e per intero, ponendo così fine agli attentati alla Storia e alla Memoria antifascista del nostro Paese .

Ricordarsi di ricordare, sempre.
Che ribellarsi, combattere, fare il Partigiano, non fu certo una scelta facile… ci voleva tanto coraggio e tanta rabbia per ribellarsi alla feroce dittatura fascista e alla criminale occupazione nazista .

E quel coraggio lo ebbero in tanti : chi combatteva, chi nascondeva i combattenti, chi dava loro da mangiare, chi li dissetava, chi stampava i giornali clandestini, chi li diffondeva .

Ricordarsi di ricordare, sempre.
Che chi ha combattuto ieri e chi difende la loro Memoria oggi, viene colpito dal fango dei revisionisti e dalle menzogne delle destre… ed è come uccidere di nuovo chi è già morto una volta, per dare vita e futuro a chi non l’aveva .

E allora, come nessuno deve più attentare alla Libertà, conquistata con grandi sacrifici dai Partigiani, nessuno deve più insultare e infangare la grande lotta di Popolo che è stata la Resistenza .

Noi certo non lo permetteremo e non ci arrenderemo mai.


E che parta ora l’omaggio al 25 Aprile, alla Resistenza e alla Liberazione.

Grazie a tutti.

25 APRILE 2012 - Intervento del 25 aprile in Piazza dei Martiri della Presidente Silvia Ferraro



Siamo qui a commemorare la data del 25 aprile, e ciò che rappresenta. E’ il ripetersi di un incontro che ci aiuta a ricordare un momento fondamentale della nostra Storia, la rinascita del nostro Paese, la nostra Costituzione e la libertà ma forse, mai come oggi, è anche la celebrazione necessaria di un ricordo straordinariamente importante.

Perché in Italia, paese dalla memoria storica labile e incerta, dopo 67 anni dalla Liberazione, riuscire ancora ad onorare i Partigiani che hanno combattuto e che hanno scarificato tutto per liberarci dal fascismo, è cosa francamente eccezionale.

E’ importante ricordare perché sono sempre meno coloro che possono raccontare e sempre di più coloro che danno per scontato il diritto ad essere liberi, come se fosse qualcosa acquisita per sempre e a cui non occorre pensare, mentre invece la libertà è sempre una conquista quotidiana e faticosa, perché significa rifiutare ogni forma di oppressione, di fascismo, di discriminazione e di violenza.

E’ compito nostro ricordarlo a noi stessi e a coloro che l’hanno dimenticato, riportando la memoria ai fatti che hanno visto la nascita del Fascismo e a coloro che al Fascismo si opposero pagando anche con la vita.

E’ evidente la crisi politica e sociale nella quale viviamo.
Una situazione che tende a mettere i vecchi contro i giovani e questi ultimi in uno stato di enorme difficoltà per mancanza di lavoro e per il rischio di perdere la speranza nel proprio futuro.
E’ una situazione di estremo pericolo che rischia di far divenire la paura il sentimento fondamentale e diffuso fra tutti e che assomiglia in modo inquietante a quella degli anni che videro la nascita e lo sviluppo del Fascismo in Italia.

Gli sforzi di un’Associazione come l’ANPI devono essere rivolti ad impedirlo, ad iniettare, per quanto è possibile, nella Società, la speranza che reagire, resistere sia non solo possibile ma utile e necessario.

Mai come oggi il divario tra ricchi e poveri è stato così significativo.
E la corsa al denaro, la competizione fine a se stessa, l’affermazione del potere dell’economia su ogni altro valore, sono state tanto incoraggiate.

Oggi la denuncia , l’allarme, deve estendersi al rischio di perdere ciò per cui i nostri padri hanno combattuto: una scuola per tutti, una sanità per tutti, il diritto al lavoro, diritti e doveri uguali, e soprattutto le regole democratiche e la libertà.

E non dobbiamo dimenticare che in questo momento tanti stanno combattendo contro il cancro della mafia che sta diffondendosi sempre di più nel corpo della società civile.
E tanti combattono contro le evidenti ingiustizie, costituite dal divario tra garantiti e precari, da famiglie sempre più impoverite, dall’incertezza e dall’affanno delle nuove generazioni.

Davanti a tutto questo il mondo politico arranca, sembra incapace di una reazione all’altezza del compito che dovrebbe svolgere, quasi come se avesse come primario problema la propria autoconservazione.

Per opporci davvero a tutto questo dobbiamo ricordare che il motore della Resistenza è stata l’Indignazione, il sapere dire dei no.

No ad un potere usato con brutalità e per scopi personali, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’idea che si possa sempre accettare come normale ciò che avviene attorno a noi

Ci appelliamo alle nuove generazioni perché facciano rivivere gli ideali della Resistenza.

Diciamo loro: ora tocca a Voi.

E come scrive Stephane Hessel:

“Il nostro augurio a ciascuno di Voi è che abbiate un motivo per indignarvi. Perché ciò è fondamentale.
Perché quando qualcosa ci indigna, così come il nazi-fascismo ha indignato tanti dei nostri padri accendendo le loro coscienze e facendogli vedere con occhi nuovi la realtà che vivevano, allora diventiamo più forti e più impegnati e riusciamo a comprendere il grande corso della storia che continua grazie a ciascuno di noi e che deve essere orientato verso una maggiore giustizia e una maggiore libertà.”

Un Partigiano, nome di battaglia l’Italiano , ha scritto: “si deve vivere per qualcosa, non come anime spente.”

Così hanno fatto i Partigiani ed è l’insegnamento più importante che ci lasciano. Perciò non faremo morire la Resistenza nelle parole encomiastiche, Preferiamo amare i nostri padri, piuttosto che celebrarli. E preferiamo non nascondere il loro sangue sotto il marmo di un monumento, perché proprio quello ci aiuta a non dimenticare.

L’augurio che faccio a tutti noi è di combattere insieme contro l’indifferenza.

W il 25 aprile W la Resistenza