sabato 11 febbraio 2012

La Mambro chiede il sequestro del film sul suo ultimo omicidio: “E’ lesivo”

Il cortometraggio pluripremiato ricostruisce la storia di un ragazzo di 17 anni ucciso dai Nar: per quel delitto l'autrice materiale della strage di Bologna ha collezionato il suo nono ergastolo. Ma oggi deve difendere la sua "immagine"
Diciotto minuti. Tanto dura un cortometraggio uscito lo scorso 27 settembre che ricostruisce la storia di Alessandro Caravillani, 17 anni, ucciso a Roma il 5 marzo 1982 al termine di una rapina alla Banca Nazionale del Lavoro di piazza Irnerio. Rapina messa a segno dai Nar (Nuclei Armati rivoluzionari) e quel delitto è valso il nono – l’ultimo – ergastolo a Francesca Mambro, condannata in via definitiva anche come esecutrice materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

A meno di 3 mesi dall’uscita, però, è giunta la richiesta di sequestro del corto, intitolato “Uno studente di nome Alessandro, perché “il film avrebbe leso l’immagine di colei che di quell’omicidio è stata ritenuta colpevole”. Lo afferma il regista, Enzo De Camillis, che di Caravillani era cugino e che con lui frequentava il liceo artistico di piazza Risorgimento, nella capitale, lo stesso che oggi porta il nome della giovanissima vittima del terrorismo. Se in questi giorni è in corso la richiesta di accesso al fascicolo aperto dal pubblico ministero di Roma Barbara Sargenti, la querela giunge come un fulmine a ciel sereno per regista e produttori, Fitel e l’associazione culturale Sas – Scuola Arte Spettacolo. Né Francesca Mambro né altri ex appartenenti al gruppo dell’estrema destra capitolina aveva dato segni di nervosismo. Numerose, invece, le attestazioni a favore del film di De Camillis da parte delle associazioni che riuniscono le vittime del terrorismo, a iniziare da quella bolognese sulla strage alla stazione (che ha aderito a una petizione in favore del film), e da parte delle istituzioni.

Presentato a inizio autunno al Roma Fiction Fest, il cortometraggio nel corso dei mesi è stato proiettato al Dams di Roma, alla Protomoteca del Campidoglio nel corso di un incontro sul terrorismo internazionale e al XVI municipio della capitale. Nel frattempo “Uno studente di nome Alessandro” ha passato la prima selezione ai Nastri d’Argento e agli autori è giunta una lettera del Quirinale in cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso apprezzamento per la storia.

Inoltre, ancora prima dell’uscita, la polizia di Stato aveva concesso il proprio patrocinato e squadre di agenti e della scientifica avevano partecipato alle riprese della sparatoria. E ancora il ministero per i Beni e le Attività Culturali aveva riconosciuto il cortometraggio come documento di cultura nazionale. Allora perché la richiesta di sequestro?

Se il regista De Camillis preferisce attendere di vedere le carte della magistratura per esprimere un giudizio di merito, intanto precisa che “io racconto una storia, non faccio un discorso politico, voglio uscire da giochi del genere. Il corto l’ho realizzato per una serie di motivi che ritengo importanti. Intanto è un monito ai politici. In questo momento, se non ascoltano le esigenze dei giovani, si rischia il terrorismo e forse già ci siamo. Ricordiamo gli scontri di piazza San Giovanni a Roma di ottobre, i proiettili che girano nelle buste e i pacchi bomba”.

Poi, in merito alla scarcerazione di Francesca Mambro, aggiunge: “Non voglio entrare nemmeno in questioni giuridiche perché uno si affida al giudizio della magistratura già formulato nel 1985. Però un cittadino una riflessione se la pone, a fronte di pene per reati meno gravi del tutto espiate e 65 suicidi nelle carceri solo lo scorso anno. Mambro è stata riconosciuta colpevole di 97 omicidi e le sono stati inflitti 9 ergastoli. Eppure è fuori, abita a 400 metri da casa mia e mi è capitato di incrociarla per caso. L’averla rivista ha riportato a galla questa storia che avevo rimosso e che ho vissuto sulla mia pelle per il legame familiare e d’amicizia con Alessandro”.

Chi era Alessandro Caravillani? “Era un ragazzo di 17 anni, correva in moto, aveva una fidanzatina e nutriva tutte le fantasie di un diciassettenne”, dice ancora De Camillis. “Non faceva politica né a sinistra né a destra. Passava di fronte a quella banca per caso: stava attraversando la strada per andare a scuola e si è trovato in mezzo a una sparatoria. Venne colpito di rimbalzo a un ginocchio e dal giaccone gli usciva il manico di un ombrello corto. In quel momento Francesca Mambro l’ha scambiato per una pistola e deve aver pensato che Alessandro fosse un poliziotto in borghese. Allora è tornata indietro e gli ha sparato alla testa. Per questo evento è stata condannata all’ultimo ergastolo”.

Ma si tratta di una storia, ribadisce il regista, da raccontare per preservare la memoria degli anni di piombo e non per ragioni di schieramento politico. “Oggi il Comune di Roma è di destra e chi sono coloro che mi hanno chiamato a presentare il cortometraggio? Sono i signori del Pdl e con tutti gli attestati che abbiamo raccolto, la querela di Francesca Mambro mi appare gratuita. Quando è uscito il corto io ero in silenzio e mi limitavo a promuoverlo, come si fa sempre. Ma a fronte di questa situazione intendo difendermi a tutti i costi perché questa difesa la ritengo un’azione culturale, al pari dell’opposizione al bavaglio del giornalisti. Questo è un modo per zittire non solo le notizie, ma anche l’autorialità dell’immagine”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/11/mambro-chiede-sequestro-film-ultimo-omicidio-lesivo/190610/ 

giovedì 9 febbraio 2012

Forza nuova manifesta a Bologna. L’Anpi: “Sono fuorilegge, fascisti e xenofobi”


Forza nuova manifesta a Bologna. L’Anpi: “Sono fuorilegge, fascisti e xenofobi”
I partigiani: "Quelle sono le persone che ammazzarono i nostri genitori". Già organizzato per sabato un contro presidio dalla sinistra: timori per l'ordine pubblico

Quando racconta della lotta partigiana a Ermenegildo Bugni la voce si abbassa fino quasi a sparire. “Vede, ho combattuto i fascisti da quando avevo 16 anni, sono stato più di un anno sui monti attorno a Bologna e a Modena“. Bugni, classe 1927, è stato uno dei fondatori della Libera repubblica partigiana di Montefiorino, paesino del modenese liberato dal nazi-fascismo per oltre un mese, e poi devastato dalle truppe tedesche nell’agosto del 1944. Oggi Dugni ha 85 anni ed è il segretario dell’Anpi provinciale a Bologna. Quando viene a sapere che Forza Nuova scenderà in piazza a Bologna a pochi passi dal Comune e dalle foto dei partigiani del Sacrario di Sala Borsa, Bugni non ha esitazioni. “Vuole sapere come la pensiamo? Noi dell’Anpi siamo convinti che fare manifestare Forza Nuova sia un gravissimo errore”.

Per il momento però il presidio di Forza Nuova resta confermato, e sabato alle 16 in piazza Galvani i militanti del partito di estrema destra si raduneranno “per ricordare i martiri delle foibe”. “Noi non dimentichiamo”, recita il volantino che annuncio l’iniziativa. Sotto la scritta una rosa tricolore insanguinata.

“Li conosco bene quelli lì – commenta Bugni – sono i fascisti che ho combattuto da ragazzo e che continuo a ostacolare da tutta una vita. Sono gli stessi che hanno ammazzato mio padre. Gli chieda cosa ne pensano del fascismo e del Duce, a quelli che andranno in piazza con le bandiere nere”. Ma non hanno diritto di manifestare come tutti? “Noi dell’Anpi è da sempre che diciamo che dovrebbero essere messi fuori legge. Resta il fatto che se rivendicano di essere fascisti, e a quanto mi risulta è così, dovrebbero essere tutti arrestati”. Parole forti quelle di Bugni, che in qualche modo sono state riprese anche dagli organizzatori del “presidio antifascista” di protesta contro l’annunciata manifestazione di estrema destra.

“Come antifascisti e comunisti – spiegano gli organizzatori di Rifondazione Comunista – non possiamo permettere che un’organizzazione come Forza nuova sia libera di manifestare liberamente e di diffondere i suoi messaggi di xenofobia, omofobia e di revisionismo storico. Pertanto proclamiamo un presidio antifascista aperto a gruppi e singoli cittadini che si riconoscono nella causa per manifestare il nostro dissenso contro questa iniziativa”. L’invito, fanno sapere gli organizzatori, è aperto anche a tutti i consiglieri e gli assessori della giunta comunale di Bologna, “per quanto sia inaccettabile che ci si ostini a concedere spazi pubblici ai camerati bolognesi”.
Il contro presidio, in programma dalle 15 e 30 di sabato, è convocato in piazza Maggiore.

“Attualmente non abbiamo ancora discusso di cosa fare – spiega Luca Basile, coordinatore di Sel a Bologna – Sicuramente non ci interessa una contrapposizione violenta, ma pensiamo che debba comunque essere impedito a Forza Nuova di manifestare. E’ questo il nodo non sciolto, permettere a Forza Nuova di mostrarsi pubblicamente dà visibilità all’ideologia fascista”.

Molto più cauta e attendista la posizione del Partito democratico, che per bocca del proprio segretario provinciale Raffaele Donini esprime “forte preoccupazione per la manifestazione di estrema destra”.

Il Fatto Quotidiano del 9.2.2012

mercoledì 1 febbraio 2012

IL CASO. «Inopportuna coincidenza»

Carro della Shoah, la polemica non si esaurisce - Verona 31/01/2012

Forza Nuova: «Perché le scuse?» Aned: «No al negazionismo»

Il carro della memoria piazzato in piena Bra per ricordare le vittime dell´Olocausto è uscito di scena ieri mattina. Mentre nella piazza sono rimasti gli strascichi di quella che la stessa amministrazione ha definito «un´inopportuna coincidenza», che domenica pomeriggio ha visto spuntare, proprio di fronte al vagone, un banchetto di aderenti a Forza Nuova. Un episodio che ha indignato le associazioni attive sul carro, a cui, da Palazzo Barbieri, sono arrivate le scuse per un equivoco burocratico dovuto solo a diverse tipologie di autorizzazioni rilasciate da uffici distinti. Scuse che non sono piaciute al coordinatore di Forza Nuova per il Nord Italia Luca Castellini, che chiede all´amministrazione perché si sarebbe dovuta scusare, e scrive: «Il Comune, invece di intervenire garantendoci la libertà di manifestare, ha goffamente pensato di giustificarsi della nostra presenza». Nel comunicato si legge anche l´ipotesi! di una querela a Gino Spiazzi, il presidente dell´associazione ex deportati di Verona che ha dichiarato che i giovani iscritti a Forza Nuova «ricordano quanto sia importante fare cultura nelle scuole». Secca la replica di Aned: «Spiazzi racconta le sofferenze vissute ed educa i giovani alla democrazia. La migliore risposta all´ignoranza e al negazionismo sono le migliaia di persone che hanno visitato il Carro». Al Comune è chiesto poi di «comprendere l´inconciliabilità della commemorazione del Giorno della Memoria con la presenza pubblica di chi ancora si pone in continuità con quell´efferato crimine».C. BAZZ.