domenica 27 novembre 2011

La grande truffa del governo tecnico e della salvezza nazionale

Quando il Premier del governo di destra più cialtrone e reazionario che l’ Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana ha rassegnato le sue dimissioni, come tanti italiani esasperati ho provato soddisfazione : ho sperato che una stagione fosse finita e che assieme a Berlusconi potesse scomparire anche il “berlusconismo” . Ho sperato che per l’Italia dei deboli, dei poveri, degli umili, potesse finalmente sorgere un’ alba di speranza.
Invece ora mi trovo a vivere la “grande truffa del governo tecnico” del professor Monti: ovvero la diretta e cinica realizzazione delle imposizioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea al nostro Paese.
Vedo cancellare la sovranità nazionale dell’Italia, la Costituzione Repubblicana, ogni forma di reale espressione della volontà popolare, prima fra tutte la possibilità di votare in libere e democratiche elezioni o referendum : i diktat di Bruxelles e la famosa lettera Draghi-Trichet è assimilabile agli ululati dei “mercati” contro l’ipotesi del referedum greco, che hanno imposto la pronta marcia indietro dell’ ignavo e mediocre governo Papandreu.
Il nostro Presidente della Repubblica ha il merito di aver costruito la strada per l’inevitabile e improrogabile uscita di scena di Berlusconi, ma è criticabile dal punto di vista della legalità Costituzionale, che avrebbe dovuto difendere strenuamente : non ha saputo o voluto farlo.
La prova dell’illegalità Costituzionale è evidente : nessuno dei componenti del nuovo governo “tecnico”è ovviamente stato eletto dal Popolo, eppure insistono sulla necessità di attuare “misure impopolari” : che dunque saranno misure antipopolari. Ne è uscito un altro governo di casta, definito di “salvezza nazionale”, ovvero “tecnico”, che riesce anche ad avere la rassegnata fiducia di oltre l’80% degli italiani.
Ma è falsa la prima definizione (salvezza nazionale) : non salverà il paese ma obbedirà al diktat della finanza, colpendo come sempre le fasce più deboli della popolazione. Ed è falsa anche la seconda (tecnico) : è il più politico dei governi del secondo dopoguerra, perché sancisce l’assoggettamento del nostro paese a una “governance” dura, implacabile, straniera e palesemente ostile al nostro Paese. Molti si illudono che il professor Monti voglia fare davvero cose giuste ed eque, sostenibili dal Paese : ma lui non è al governo per questo.
Non lo è neppure per fare una decente legge elettorale con cui andare finalmente a votare democraticamente: lui è arrivato soltanto per fare eseguire gli ordini della Banca Centrale Europea e i 39 punti della lettera di Draghi-Trichet. E sembra parodiare la “rivoluzione culturale cinese”, quando dichiara l’esigenza di “educare il popolo” : già lo disse con chiaro riferimento alla Grecia e adesso proverà anche con noi.
Eppure non occorreva un governo di “tecnici” : bastava un governo di persone oneste e sagge, che protette da statura morale e da prestigio intellettuale, fossero in grado di respingere le prevedibili potenti pressioni che si sarebbero esercitate contro di loro e il nostro Paese e poi di varare una nuova legge elettorale, democratica, proporzionale e con le preferenze, per andare a elezioni in tempi rapidi. Questi uomini e queste donne in Italia ci sono, ma il Presidente Napolitano non è andato a cercarli : ha preferito consultare la stessa casta politica responsabile del disastro. Ora il governo di “salvezza nazionale” promette “riforme per la crescita”… ma tutti gli indicatori dicono che noi andremo in recessione, insieme all’intera Europa, unita solo in questo.
Il debito, che ora viene usato come una spada di Damocle sul capo degli italiani, non può e non deve essere “onorato” con manovre di bassa macelleria sociale, che ridurrebbero drasticamente non solo il tenore di vita di larghissime masse popolari, ma annullerebbero i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana nata dalla Resistenza. Il debito è una truffa , perpetrata ai danni della popolazione inerme, che crea benefici soltanto per i soliti privilegiati : il debito devono pagarlo coloro che lo hanno prodotto. Compito del Presidente della Repubblica dovrebbe essere, tra gli altri, quello di sottrarre il Paese al ricatto dei potenti, siano essi interni o esterni al Paese : in nome della Costituzione. Se non lo farà lui, proverà a farlo la popolazione a cui è stato impedito di votare, ma che deve almeno potersi esprimere, in tempi brevi, con un referendum sul tema del debito : anche se alla Grecia è stato impedito, l’Italia è ancora in grado di farlo.
Non è sterile rivendicazione, ma democratica opposizione : ci atteniamo ai nostri diritti Costituzionali, perchè ad essi non intendiamo rinunciare. Abbiamo il dovere di difendere la Costituzione e questo ci dà il diritto di difendere il Paese e noi stessi contro ogni violazione delle sue norme. La sovranità che abbiamo delegato a questa Europa non è stata usata nell’interesse del Popolo, nel rispetto dei nostri principi Costituzionali : abbiamo dunque il diritto di chiederne la restituzione , almeno fino a che questa Europa cessi di essere feudo dei banchieri e cominci a corrispondere agli Ideali di chi, come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, hanno creduto davvero negli “Stati Uniti d’Europa”.
Per respingere l’ ”ordine di servizio” preparato a Bruxelles e vidimato dal Quirinale su pressione dei grandi centri finanziari occidentali, bisogna mobilitare la più vasta opposizione sociale e prepararsi a costruire una nuova opposizione politica, degna di questo nome.
P.S.

Come nelle lettere, voglio finire con un “post scrittum” , che arriva direttamente dall’altro secolo, precisamente da 47 anni fa : “I governi cosiddetti tecnici o amministrativi sono i peggiori governi politici che si possa immaginare. Il loro scopo è quello di fare il contrario di ciò che la sovranità popolare ha indicato : sono antipopolari e reazionari.“
Firmato : Palmiro Togliatti.

sabato 26 novembre 2011

Parma: Casapound contro i partigiani, interviene l’Anpi


Un giornaletto distribuito agli studenti, la Resistenza liquidata come ”raffiche di mitra, violenze e stupri”. Riecco Casapound, i “fascisti del terzo millennio”. Dopo la presentazione del libro Nessun Dolore, lo scorso 8 aprile nel quartiere Cittadella militarizzato, il gruppo d’ultradestra torna sulla scena con un attacco alla Lotta di liberazione e all’Anpi in una città già attraversata dalle polemiche per la targa alla Rsi posta al cimitero .

Manelli preoccupata - Sulla fanzine parmigiana i futuristi del Duemila - ai quali il sindaco di Bologna Virginio Merola ha appena negato gli spazi per la presentazione di Nessun dolore - pubblicano la foto di un partigiano col foulard dell’Anpi. La didascalia è chiarissima, malgrado qualche passaggio criptico: “Contro il ghigno di un vecchio bastardo bombardamenti indiscriminati, raffiche di mitra, violenze e stupri, altro che Resistenza”. Il giornaletto è stato distribuito davanti al Bodoni e ad altre scuole, elemento che pone in allarme Gabriella Manelli presidente dell’Anpi: “Chiamerò la questura – commenta – al di là delle affermazioni deliranti che si smascherano da sole, mi chiedo come sia possibile che una manifestazione di chiaro stampo fascista possa svolgersi tranquillamente davanti alle scuole”.

Accanto alla foto Casapound riporta un editoriale – ripreso dal sito nazionale del movimento – che parte dall’uccisione di Gheddafi per abbozzare un parallelismo con la Lotta di liberazione del ‘43-’45 in Italia: “Non basta un Rais a fare un Duce – vi si legge – ma basta un’ora di viltà (…) per fare un partigiano” .

Lo spunto dell’articolo è la figura di Mohammed, il ragazzino con la pistola d’oro che i videotelefonini di Sirte hanno consacrato giustiziere di Gheddafi. Nell’esprimere riprovazione per la crudeltà del gesto, l’autore sterza continuamente sulle vicende storiche di casa nostra: “I partigani non sempre hanno un Duce da linciare, a volte basta un Rais pagliaccesco (…)”. Quindi quell’immagine con la scritta Anpi: scelta insolita per Casapound, più spesso incline a dribblare riferimenti diretti a fascismo e antifascismo: “Non è un attacco all’Associazione partigiani – ribatte ora Pier Paolo Mora, responsabile di Casapound Parma - sono i fatti che dicono queste cose”. La Manellli però non ci sta: “Difficile anche ribattere alle assurdità scritte, piuttosto è il luogo in cui l’episodio è avvenuto a rendere grave la cosa”. Per Mora però si è trattatto di un semplice “volantinaggio fatto da studenti… l’Anpi – si lascia sfuggire – non ha nient’altro da fare”. (marco severo)

Fonte: ParmaRepubblica

domenica 20 novembre 2011

Dalla crisi finanziaria alla crisi occupazionale e produttiva come ne usciamo?


giovedì 17 novembre 2011

GIORNATA NAZIONALE DEL TESSERAMENTO


Potrai trovarci a Pianoro in via Risorgimento domenica 20 novembre alla mattina con un nostro banchetto. Per ritrovarci e conoscere nuovi iscritti

venerdì 11 novembre 2011

La chiusura del Museo di S. Anna di Stazzema e’ un affronto gravissimo all’Italia intera, alle sue radici, al suo futuro

Il Museo di S. Anna di Stazzema - dedicato alle 560 vittime della strage nazifascista del 12 agosto 1944 - da lunedì sarà costretto a chiudere a causa della decisione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali di tagliare i fondi ad esso destinati.

Tale provvedimento – che denuncia un’assoluta irresponsabilità e inadeguatezza rispetto al dovere istituzionale di tutelare e promuovere la memoria, fondamento primo del vivere civile di un Paese – è un affronto gravissimo ai martiri della barbarie nazifascista, ai loro familiari, alle italiane e
agli italiani tutti.

L’ANPI, nel denunciare fortemente questa vergognosa iniziativa del Ministero,
fa appello a tutti i democratici, agli antifascisti, ai partigiani, a tutte le coscienze sensibili affinché facciano sentire la propria voce, e dichiarino che la memoria non si tocca.

Perché il cuore della memoria batte nella democrazia, nei diritti.
Nella libertà.
 

Chi tocca S. Anna di Stazzema offende e minaccia tutto questo.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

mercoledì 9 novembre 2011

“L’Europa dei giovani sempre più a destra” E tra i partiti ‘estremi’ spunta anche al Lega


Secondo il think tank britannico Demos, i movimenti estremisti fanno sempre più adepti tra i giovanissimi. Comune denominatore, l'odio per lo straniero. E tra i partiti italiani spicca il Carroccio accumunato a Casa Pound

Nazionalisti, xenofobi e sempre più di estrema destra. Questo è il ritratto dei giovani in Europa secondo l’ultimo rapporto pubblicato ieri a Bruxelles dal think-tank britannico Demos. “The new face of digital populism” scatta la fotografia di una nuova generazione di giovani europei arrabbiati, disillusi, amareggiati ma soprattutto in disperata ricerca di identità.

Proprio la forte identità nazionale sembra il nuovo aggregatore degli under 30 nei 27 Paesi Ue, che sempre più spesso, secondo Demos, si riconoscono in movimenti o gruppi di estrema destra. A volta si tratta di veri partiti, come la Lega Nord in Italia o il Front National in Francia, ma spesso di semplici gruppi organizzati e apartitici, che anzi non disdegnano l’anti-politica. “Mentre numerosi Paesi europei hanno gli occhi puntati sulla loro economia, un’altra crisi di fiducia si prepara. In tutta l’Europa, i giovani si sentono abbandonati dai partiti tradizionali e dai loro rappresentanti e manifestano simpatia per i gruppi populisti”, avverte Jamie Bartlett, uno degli autori dei report.

Giovane è tra l’altro l’approccio allo studio stesso, realizzato in gran parte grazie a domande e risposte fatte su Facebook a circa 11mila simpatizzanti di 14 gruppi di estrema destra in undici Paesi europei, per l’Italia Casa Pound e appunto la Lega Nord. Tra i nemici comuni troviamo l’islamismo, visto da sempre più ragazzi come una minaccia che “si insinua a casa nostra”. E poi ancora la globalizzazione che “distrugge i diritti dei lavoratori”.

Ma qual è il profilo del giovane di estrema destra. Innanzitutto giovanissimo, spesso minorenne. Tre volte su quattro maschio, anche se la percentuale rosa non si può sottovalutare. Nella maggior parte dei casi lavoratore (54% dei casi), poi studente (30%), infine disoccupato (14%). Alla domanda “perché fai parte di un gruppo di estrema destra”, le risposte vanno dai valori di gruppo condivisi, all’identità, alla paura dell’immigrato.

Di sicuro la politica non è vista come la soluzione al problema. “I giovani hanno perso la fiducia nel loro governo, nelle istituzioni europee e nella giustizia. Ai loro occhi, i principali partiti politici hanno perso il contatto con la realtà, sono insipidi e lontani, incapaci di rispondere alle difficoltà che incontrano quotidianamente nella vita di tutti i giorni”, riassume Bartlett che scrive quanto sia “necessario prendere sul serio le loro inquietudini”. Infine “i responsabili politici europei devono scuotersi, ascoltare e rispondere”.

Vediamo i principali movimenti o partiti di estrema destra attivi in Europa.
Lega Nord (Italia) Rapido excursus del movimento federalista e secessionista dagli anni Novanta all’ultimo governo Berlusconi.
Bloc identitaire
(Francia). Fondato nel 2003, è un movimento di strada che vuole creare un network di movimenti regionalisti ispirandosi apertamente alla Lega Nord italiana. Si oppone al consumismo, alla globalizzazione e all’immigrazione. Diventato famoso per la “zuppa di maiale”, piatto provocatoriamente anti musulmano.
British National Party
(Gran Bretagna). Fondato nel 1982 da John Tyndall, ex leader del neo-Nazi National Socialist Movement, dal 2010 ammette solo membri bianchi. L’attuale leader ha più volte dichiarato che “L’Islam e la nostra società non si integreranno mai”.
CasaPound
(Italia). Nasce nel 2003 a Roma durante un’occupazione di studenti di estrema destra: rifiuta il libero mercato e ha tra le sue principali battaglie il diritto alla casa, motivo per cui ha organizzato l’irruzione sul set de Il Grande Fratello nel 2009.
Dansk Folkeparti
(Danimarca). Si tratta del terzo partito danese fondato nel 1995 da Pia Kjærsgaard. Ha partecipato alla stesura di molte leggi sull’immigrazione, tra cui quella che rende difficile il permesso di soggiorno per il coniuge extraeuropeo di un non danese.
English Defence League
(Gran Bretagna). Fortemente anti islamico, vive con la paura della Sharia, tant’è che i suoi membri si credono parte di una organizzazione per i diritti umani.
Front National
(Francia) fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen e oggi diretto dalla figlia d’arte Marine. Velatamente antisemita, raccoglieva alla sua nascita il supporto dei simpatizzanti della repubblica fascista di Vichy, è arrivato al ballottaggio per le elezioni presidenziali nel 2002 perdendo poi contro Chirac, appoggiato perfino dai socialisti. Il passaggio di testimone da padre a figlia ha spostato l’obiettivo della discriminazione dagli ebrei ai musulmani.
Partij voor de Vrijheid (Olanda). Fondato nel 2004 dal carismatico Geert Wilders, vede nell’immigrazione la causa principale dei problemi di welfare, alloggi, trasporti e infrastrutture pubbliche. Cerca da anni di proibire la costruzione di moschee nel Paese e di imporre una tassa alle donne che indossano il velo.
Die Freiheit
(Germania). Fondato nel 2010 dall’ex cristiano democratico René Stadtkewitz, si ispira apertamente al PVV di Wilders. In visita in Israele a fine 2010, ha firmato la “Jerusalem Declaration” per proteggere i valori occidentali giudeo cristiani dal fondamentalismo islamico.
Freiheitliche Partei Österreichs
(Austria). Fondato addirittura nel 1956, raggiunse il 26.9% dei voti nel 1999 andando al governo con i popolari. Forzatamente anti europeo, fece mettere l’Austria sotto sanzioni Ue per la sua politica razzista.
Fremskrittspartiet (Norvegia). Nato nel 1973, è finito sulle pagine dei giornali per aver ospitato nelle sue file il giovanissimo Anders Breivik, il pazzo omicida che lo scorso luglio a ucciso decine di giovani socialisti a colpi d’arma da fuoco. I membri del partito hanno preso le distanze da questo folle gesto, ma non hanno abbandonato le loro posizioni anti islamiche e xenofobe.
Perussuomalaiset (Finland). Detti “True Finns”, salgono alla ribalta politica finlandese grazie agli scandali che coinvolgono membri degli altri partiti del Paese. Xenofobi ed euroscettici, hanno opposto duramente l’aiuto economico agli Stati del sud Europa, in primis Grecia.
Sverigedemokraterna
(Svezia). Accusato inizialmente di avere legali “nazisti”, hanno abbracciato negli anni Novanta lo slogan “Mantieni la Svezia svedese”.
Vlaams Belang (Belgio). Leader è Bruno Valkeniers, il partito lotta per l’indipendenza delle Fiandre tramite secessione del Paese. Nasce dalla dissoluzione forzata del Vlaams Bloc, formazione di stampo fascista dissolta dopo l’accusa di istigazione al razzismo.

Fonte: il fatto quotidiano 

domenica 6 novembre 2011

Varese, intitolato parco al teorico del fascismo Giovanni Gentile tra le polemiche di Anpi e Pd


Questa la targa: "Al filosofo e padre della scuola italiana, assassinato il 15 aprile 1944 negli anni tristi della guerra civile e della divisione tra gli italiani". Proteste dell'Anpi e del Pd nelle scorse settimane, ma all'inaugurazione non si presenta nessuno. Il primo cittadino leghista rivendica la scelta: "Grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche"
“A Giovanni Gentile filosofo e padre della scuola italiana, assassinato il 15 aprile 1944 negli anni tristi della guerra civile e della divisione tra gli italiani”. Questa la scritta che da stamattina campeggia sulla targa di un giardino pubblico di Varese, tra il liceo classico e una scuola media.

Proprio quel Giovanni Gentile: filosofo, ma soprattutto teorico del fascismo, ministro dell’Istruzione all’inizio del Ventennio, sostenitore del regime, firmatario del “manifesto della razza” e repubblichino.

La giunta comunale di Varese ha scelto di procedere per l’intitolazione del giardino, sulla scorta di una proposta formulata nel 2005 dall’allora consiglio di circoscrizione. A fare da padrino all’evento, celebrato sotto una fitta pioggia, è intervenuto l’assessore Stefano Clerici (Pdl in quota ex An), sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine che hanno presidiato l’area nel timore di contestazioni da parte dei detrattori dell’iniziativa.

Non sono infatti mancate polemiche nelle scorse settimane, con obiezioni sollevate da parte degli esponenti dell’Anpi e del Partito Democratico: “Una decisione inopportuna – ha commentato nei giorni scorsi il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Fabrizio Mirabelli – è la figura di un intellettuale che ha aderito al fascismo che non ci va bene, un uomo che firmò il ‘Manifesto della razza’ e che aderì alla Repubblica sociale, non mi pare una scelta che unisca le varie sensibilità della città”. Totale disaccordo è stato espresso anche dall’Anpi varesina: “Fu ministro durante la Repubblica sociale italiana, voluta e sostenuta dal regime nazista. Questi fatti inducono le forze democratiche alla continua vigilanza sulle iniziative miranti a negare il valore della lotta di Resistenza che, unica, insieme agli eserciti alleati, ha garantito all’Italia libertà, democrazia e pace”.

Chi si aspettava presidi o contestazioni è rimasto però deluso. Alla cerimonia non si è visto nessuno, né un drappo partigiano, né uno striscione di protesta.

In compenso il sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana, si è detto esterrefatto per le polemiche: “E’ grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche. Stiamo ancora a parlare di fascismo e comunismo, quando fuori dai palazzi la gente è ben al di là di tali divisioni, ideologiche appunto, “care” solo agli pseudopolitici. È vergognoso a mio parere che ci si confronti in tali termini in occasione dell’inaugurazione di un parchetto”. E, ancora: “Perché sollevare questioni di pensieri buoni e pensieri cattivi? Dobbiamo ricominciare le stucchevoli discussioni se abbia fatto più danni il comunismo o il fascismo? Io credo che al di là di qualche rigurgito neoideologico a nessuno più interessi. Nel nostro Paese i valori della democrazia e della libertà sono ormai patrimonio acquisito”.

Il fatto quotidiano del 5/11/11

Dalla parte dei deboli, dei fragili, degli umiliati.


Proprio nel 150° anniversario dell'Unità Nazionale Italiana, come Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, siamo chiamati a dare il nostro contributo per la difesa della Libertà, della Giustizia e della Costituzione nata dalla Resistenza. Siamo chiamati a fare la nostra parte per restituire speranza al Paese, per farlo uscire dall'abisso d'illegalità, ignavia, malessere e decadenza in cui ci hanno fatto precipitare gli inetti, gli incapaci e i corrotti che lo governano.
Lo spirito riformatore millantato dal governo delle destre si traduce nell'ennesimo grave attacco ai più deboli, ai più esposti, ai più fragili: le pianificazioni sui licenziamenti facili, sul lavoro sempre più precario e pericoloso, sulle pensioni irraggiungibili, colpiscono i diritti conquistati dai lavoratori in decine di anni di lotte e di sacrifici.
Il fulcro della manovra dell'attuale governo, formato da soggetti ormai screditati e decadenti, e da partiti impresentabili, non più in grado di gestire la situazione di crisi, è costruito soltanto su ricatti, tagli ed espedienti. E su menzogne.
In questo modo si crea angoscia e rabbia, si istiga alla contrapposizione e alla ribellione: chi siede al governo non vuole certo la pace, anzi sembra agognare lo scontro sociale. Per questo è estremamente necessario che chi ha responsabilità istituzionali faccia finire questa miserabile legislatura, prima che il disagio sociale aumenti e che a qualcuno venga in mente di fermare la disperazione con la forza e la repressione.
Ed è incredibile che parte dell'opposizione parlamentare consideri questa manovra soltanto iniqua, soltanto un cerotto per salvare il governo: questo è un vero e proprio massacro sociale, è sale sulle ferite dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli anziani disagiati, che la crisi non hanno certo prodotto e che invece stanno pagando tutta.
E nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il ceto politico al governo della Nazione ha raggiunto il record di disapprovazione e di dissenso, con relativi disaffezione e distacco dalle regole democratiche del voto: questo è gravissimo e prelude a rischi antidemocratici e totalitari. Contro questi pericoli la parte sana del Paese deve reagire: i partiti, i sindacati, le associazioni, i movimenti che hanno come punto di riferimento Ideale la Costituzione Italiana, dovranno mettere da parte divisioni, contrasti ed egoismi per costruire un fronte democratico di rinnovamento e di ricostruzione economica, politica e morale.
Altiero Spinelli sosteneva che il virus che porta al totalitarismo non appartiene alle patologie che si chiamano incurabili, contro le quali l'organismo colpito non può fare nulla: è una malattia in cui muore l'organismo che rinuncia a difendersi, quello che accetta di morire.
Per questi motivi, l'A.n.p.i. di Pianoro sosterrà tutte le iniziative di mobilitazione unitaria che abbiano come obbiettivo le ragioni del lavoro, della crescita, della difesa dei diritti, ancora una volta negati e umiliati dalle scelte di un governo spregevole, reazionario e cialtrone.

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Sezione di Pianoro (Bo)

sabato 5 novembre 2011

Resistenza e revisionismo


Premio “Spadini”: la rabbia partigiana

di Luciano Ranzanici
Giorni fa, l´occasione per riparlare dello spinoso argomento Paolo Franco Comensoli l´ha colta nella presentazione, svoltasi nella sala consiliare di Cividate, della pubblicazione «Onorare i padri» curata dal vicepresidente delle Fiamme verdi di Brescia Roberto Tagliani. Qual´è il problema? Mantova ha ospitato nei giorni scorsi per la quinta volta la consegna di una borsa di studio alla memoria del maggiore Ferruccio Spadini, responsabile dell´ordine pubblico della guardia nazionale repubblicana in Valcamonica dal luglio del 1944, considerato un criminale e fucilato il 13 febbraio 1946 nel poligono di Mompiano.
La figura del fascista mantovano è tornata in auge grazie alla nipote, Barbara Spadini, e ricordata annualmente proprio attraverso un premio finanziato dalla fondazione che porta il suo nome (e avallato dall´Ufficio scolastico provinciale), mentre in Valcamonica i pochi partigiani rimasti e tanti civili ultraottantenni conservano ancora la tristissima memoria del personaggio.
In occasione della vernice bibliografica, Paolo Franco Comensoli, membro del Comitato permanente della celebrazione del 25 Aprile e custode delle testimonianze e dei valori resistenziali dello zio don Carlo, ha manifestato tutta la sua indignazione, che naturalmente è anche quella delle Fiamme verdi, per l´iniziativa che si ripete a Mantova. Particolare ancora più triste, la borsa di studio alla memoria del fascista viene assegnata a uno studente dell´Istituto comprensivo «Luisa Levi», una ragazza ebrea di 14 anni morta nel campo di sterminio di Bergen Belsen.
Alla prima «uscita» del riconoscimento, Comensoli si schierò apertamente contro l´iniziativa, e il consiglio d´istituto deliberò il ritiro del premio. Che però è stato puntualmente riproposto l´anno successivo. Il mese scorso a Mantova il riconoscimento è stato assegnato nella sede dell´Ufficio scolastico provinciale, seguito da una lettera di protesta di Guido De Carli, presidente nazionale della Federazione Volontari per la Libertà, e di Agape Nulli Quilleri, presidente delle Fiamme verdi di Brescia.
Nello scritto i due ex partigiani chiedono «a nome di tutti i caduti per la libertà, molti dei quali morti sulle montagne della Valcamonica dove operò il gerarca Spadini, ai massimi rappresentanti delle istituzioni scolastiche che si dissocino formalmente e pubblicamente dalle farneticanti rivendicazioni circa la “patente” istituzionale assegnata al premio Spadini da parte dell´Ufficio scolastico regionale e delle sue diramazioni territoriali, e altresì - continua lo scritto - che in futuro nessun organismo scolastico facente capo all´Usr della Lombardia conceda alcuna collaborazione di natura istituzionale ai promotori del premio, che ha come scopo manifesto quello di promuovere un nostalgico revisionismo neofascista».


BRESCIAOGGI, 4 NOVEMBRE 2011

venerdì 4 novembre 2011

Prati Fiscali, aggrediti militanti Pd

"Ammazzate i comunisti, poi le botte"
"Picchiati mentre affiggevano dei manifesti da una decina di persone. Uno di loro è stato identificato e denunciato. Cinque ricoverati e ferito anche capogruppo del Pd del municipio IV, Paolo Marchionne"
"Uccidete i comunisti". E poi giù le botte. Il capogruppo del Pd del municipio IV, Paolo Marchionne, e alcuni militanti democratici sono stati aggrediti questa notte a Roma, in via dei Prati Fiscali. "Un agguato squadrista - denunciano - con tanto di mazze di legno e barre d'acciaio". E' successo attorno all'1.40, mentre il gruppo stava affiggendo delle locandine contro la mafia.

"Con caschi e a volto coperto, una decina di loschi individui li hanno assaliti. In cinque sono stati ricoverati per le lesioni riportate al Sandro Pertini e al policlinico Umberto I. Avvertito dal capogruppo municipale ho raggiunto via dei Prati Fiscali - dice in una nota il consigliere Marco Palumbo - dove ho trovato Paolo Marchionne grondante sangue e anche gli altri giovani picchiati. E' stato solo grazie al tempestivo intervento di una volante dei carabinieri che gli aggressori si sono dati alla fuga. Uno di loro è stato anche identificato e denunciato. Il bollettino medico è un bollettino di guerra, con diversi punti alla testa e allo zigomo e due braccia rotte. I giovani sono stati comunque ricoverati e tenuti in osservazione per 12 ore. Quanto accaduto è di una gravità inaudita - continua - siamo stanchi davvero del clima di terrore che certi movimenti di estrema destra parafascista hanno creato nel municipio IV, e chiediamo al sindaco una risposta ferma e chiara e l'isolamento di tali gruppi". Per questo motivo è stata convocata dal Pd del IV municipio e dal gruppo consiliare municipale, con la presenza del segretario comunale Marco Miccoli, una conferenza stampa alle ore 12 presso la sede in piazza Sempione.

"Erano armati di bastoni e mazze e ci hanno picchiato. Io e altri quattro compagni siamo ricoverati in ospedale''. racconta il capogruppo del Pd in IV municipio, Paolo Marchionne. ''Eravamo in cinque, io e altri quattro ragazzi appartenenti ai Giovani Democratici del municipio e siamo stati aggrediti da una dozzina di persone mentre attaccavano manifesti contro la mafia'', ricorda Marchionne. ''Siamo stati presi a bastonate a causa della nostra appartenenza politica'', hanno detto i militanti del Pd ai carabinieri. Due dei quattro ragazzi sono stati trasportati all'Umberto I, in codice giallo e verde. Entrambi hanno riportato escoriazioni e contusioni.

"Una violenza aberrante" per il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che ha voluto esprimere tutta la mia solidarietà e quella dell'amministrazione provinciale al capogruppo del Pd del IV municipio di Roma e agli altri militanti democratici. "Giovani ragazzi che hanno a cuore la politica, l'impegno civico, il bene della città sono stati aggrediti da una 'squadraccia' che ha messo a rischio le loro vite. Così non può andare, la Capitale non può ripiombare in un clima di odio e intolleranza che ricorda una stagione cupa e dolorosa che nessuno intende tornare a vivere. A Roma deve essere sempre garantita l'agibilità democratica . continua Zingaretti - Mi auguro che gli inquirenti facciano al più presto chiarezza su quanto accaduto, in maniera decisa, individuando i responsabili e le motivazioni alla base di un atto gravissimo che merita la più ferma condanna da parte di tutte le istituzioni. In un Paese democratico è inaccettabile che non ci sia la possibilità di esprimere le proprie opinioni politiche".

"Un grave attacco squadrista, lo ha definito il vice presidente del Senato e commissario del Pd Lazio Vannino Chiti. "Un vero e proprio agguato quello di questa notte che ha visto protagoniste una decine di persone, dalle prime indiscrezioni vicine a movimenti di estrema destra. L'
aggressione a dei militanti è una vera e propria aggressione alla democrazia per questo mi auguro che si faccia sentire forte e chiara la voce di condanna da parte delle istituzioni e di tutte le forze politiche. Chiediamo infine che venga fatta piena luce sulla vicenda'', ha attaccato Umberto Marroni, capogruppo Pd in Campidoglio.

"Un episodio gravissimo, forse uno dei più  gravi avvenuti di recente, e solo per una pura causalità, una volante che è passata di là ha messo in fuga gli aggressori''. Così Marco Miccoli segretario del Pd di Roma ha commentato l'aggressione questa notte ai danni di cinque militanti del Pd. ''La matrice stavolta è chiara, gli aggressori erano preparati militarmente con caschi, spranghe e bastoni, credo saremo in grado di fornire elementi agli inquirenti per identificarli - dice Miccoli - La situazione in quarto municipio ormai è da stato d'emergenza: l'agibilità democratica manca da quando Casa Pound e altre formazioni di estrema destra si sono insediate stabilmente in quel municipio percependo un elemento di impunità''. ''Questa cosa adesso va rimossa - ha concluso il segretario del Pd di Roma - le autorità competenti devono fare del tutto per consegnare alla giustizia questi vigliacchi e per far tornare in quarto municipio l'agibilità democratica. Noi risponderemo con mobilitazioni democratiche e pacifiche ma la nostra pazienza è finita, c'è un clima pericolosissimo e intollerabile per tutta la città''. Il consigliere del Pd capitolino Dario Nanni ha chiesto al sindaco Alemanno "che il Comune si costituisca parte civile contro questi criminali figli di un clima di violenza che sta montando impetuosamente in città".

Anche il sindaco ha espresso "ferma condanna per la vile aggressione avvenuta questa notte ai danni del capogruppo del Pd del IV Municipio e di alcuni militanti; a tutti loro desidero esprimere la mia solidarietà personale e quella di tutta la cittadinanza. Roma Capitale è sempre in prima linea contro la violenza politica e - prosegue Alemanno - come abbiamo già ribadito più volte, non è tollerabile che sul suo suolo avvengano atti di questo tipo. Il IV municipio ha già saputo rispondere in passato in modo bipartisan condannando senza indugi ogni tipo di aggressione e di intolleranza". Solidarietà alle vittime anche dalla maggiornaza in Campidoglio, dall'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma, al capogruppo Pdl, Luca Gramazio.

Il deputato del Pd, Enrico Gasbarra ha inviato "una interpellanza urgente al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, perché è necessario intervenire immediatamente per mettere fine a questa violenza estremista, di natura politica". Mentre per il capogrupo del Pd della Provincia di Roma Emiliano Minnucci, "le forze politiche antifasciste, le associazioni, i cittadini; tutti devono far sentire la propria voce e avviare una mobilitazione costante. Non accettiamo che la città si trasformi in covo di queste pericolose formazioni mentre il Comune resta a guardare. Sul tema presenterò oggi stesso una mozione in consiglio provinciale".