martedì 27 marzo 2012

L'eredità di Vittoria Giunti – Serata con Gaetano Alessi, autore del libro

Questa serata, organizzata dall’Anpi di Pianoro, nasce dal bisogno di non solo non dimenticare, ma soprattutto di non rimanere indifferenti di fronte a ciò che ci accade.
Pochi conoscono la storia e l’identità della prima donna sindaco di un piccolo comune siciliano: Santa Elisabetta a pochi chilometri di Raffadali.
Vittoria Giunti, siciliana di adozione, per scelta d’amore, partigiana e comunista , fu la prima donna a ricoprire la carica di sindaco in Sicilia e tra i primi sindaci d’Italia dopo il fascismo. La Costituzione approvata nel 48 conferiva alle donne solo la capacità elettorale attiva, ma poco dopo venne , per fortuna ,corretta attribuendo anche alle donne il diritto di essere elette.
E  grazie  a Gaetano Alessi,  sindacalista, giornalista freelance, editorialista di Articolo 21 e LiberaInformazione, direttore di Ad Est , rivista  fondata  nel 2003, della quale Vittoria Giunti è la madre spirituale, che oggi ci viene restituita la memoria storica di questa donna straordinaria.
Tutto parte da un atto d’amore, quello di Gaetano  Alessi nei confronti di Vittoria Giunti per trasmetterci  la sua straordinaria “normalità”,  e quello di Vittoria Giunti  che, fiorentina d’origine, di famiglia agiata e di tradizioni antifasciste si trasferisce prima a Roma dove frequenta l’istituto di alta matematica  e Via Panisperna , la famosa via dei ragazzi che facevano capo a Fermi, e successivamente mette  il suo cuore e la sua anima a disposizione della lotta per la libertà.
E ogni atto della sua vita successiva segue questa falsariga; avrebbe potuto non partecipare e rimanere fuori da tutte le difficoltà che successivamente avrebbe dovuto affrontare, la lotta partigiana, la paura del pericolo, della morte, ma non lo fece, per indole e formazione combatte il fascismo, ma fu una scelta di impegno, necessaria  e sentita. Partecipa successivamente a tutte le fasi che portano l’Italia  alla costituzione della Repubblica,facendo parte di diverse commissioni della Costituente tra cui quella sul voto alle donne, di cui andrà sempre fiera, dirige  la Casa della cultura di Milano è tra le fondatrici e direttrice della rivista Noi donne.
E soprattutto quando scelse, per amore di Salvatore Di Benedetto già partigiano e più tardi sindaco di Raffadali, di andare a vivere in Sicilia, dove sempre per amore delle donne e  degli uomini che combattevano contro i latifondisti e la mafia , che li fiancheggiava, iniziò una seconda Resistenza e si candidò a sindaco.
Questo per sostenere che la forza dell’Associazione che rappresentiamo l’ANPI, sta  soprattutto nell’amore per gli ideali e  per la libertà, dove la politica non è “solo far carriera” come cantava Guccini già 40 anni fa, ma è lottare per i più deboli, per avere uguaglianza di diritti e di legalità.
Dove le regole valgono per tutti, e non sono aggirabili dai potenti o dagli amici dei potenti, cosa che purtroppo accade quotidianamente in ogni luogo, che sia in un ospedale, in un tribunale o in un ufficio pubblico.
Negli anni del fascismo e dell’occupazione nazista vi furono donne che lasciarono i focolari,  i rosari, i doveri materni e si unirono alla lotta partigiana. Quella della  lotta armata, combattuta tra i boschi e le montagne, ma anche quella fatta di gesti meno eclatanti, ma altrettanto importanti, ai quali le donne, nascoste proprio dietro la loro condizione femminile, potevano dedicarsi sommessamente. E questo nostro essere così sommesse ha fatto ritenere  ai più che il nostro ruolo nella lotta partigiana  fosse marginale.

Questo fu un grande errore, perché senza le donne sarebbe stato veramente difficile vincere e riportare l’Italia alla democrazia e alla libertà.

L’apporto delle donne  fu massiccio sin dai primi momenti della lotta partigiana arrivando fino agli ultimi giorni dell’aprile 1945, con la completa liberazione del Paese. Non è possibile citare cifre che descrivano esattamente quante donne aderirono e si sacrificarono per la Resistenza perché molte di loro, appena conclusa la lotta, ritornarono in pieno alla loro vita familiare e di lavoro, scegliendo l’anonimato. Stando però ai calcoli di esperti militari si può affermare che le donne che furono impegnate in compiti ausiliari nella Resistenza italiana non furono meno di un milione, mentre, secondo le statistiche ufficiali, le cosiddette ‘partigiane combattenti’  furono circa 35 mila.

Un dato considerevole, secondo il quale ben il venti per cento dei combattenti furono donne.

Inoltre, la Resistenza fu anche il metaforico crogiuolo che vide  finalmente nascere il concetto  di emancipazione femminile che avrebbero costituito il presupposto per l’inserimento della donna nella società e l’ampliamento dei suoi diritti civili, politici e sociali.

Allo stesso tempo, però, un simile spaccato non può che far notare, con amarezza, quanto poco sia si sia fatto in tutti gli anni che ci distanziano da allora per proseguire ed accompagnare con lo stesso ritmo l’inserimento della donna nella vita politica. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Solo la condivisione della memoria di queste straordinarie persone,  e Vittoria è una di loro, che hanno costruito  il nostro paese, il non rimanere indifferenti, l’indignarsi di fronte alle macerie in cui siamo piombati , ci permette di  riscoprire la nostra appartenenza comune,  la nostra cittadinanza politica, la consapevolezza di vivere in un paese dove si partecipa tra eguali per realizzare l’uguaglianza dei diritti.
 E dove tutti, uomini e donne partecipiamo alla realizzazione di tale uguaglianza.
La Resistenza non è una. Ognuno ha la sua propria, e tutte appartengono ad ognuno di noi.
Solo insieme possiamo comprendere ciò che è accaduto ieri e ciò che accade oggi, e perché.

Silvia Ferraro
Presidente A.n.p.i. di Pianoro (Bo)                                                                                      
Pianoro li 14 marzo 2012

NO alla parata fascista del 31 Marzo

Il 31 Marzo la formazione neo-fascista Forza Nuova intende scendere inpiazza a Perugia e insozzare con saluti romani e simbologia fascistala gloriosa storia democratica e antifascista del territorio. Lamanifestazione che Forza Nuova ha intenzione di svolgere a Perugia èuna palese violazione della Legge Scelba del 20 Giugno 1952 cheall’articolo 4 sancisce come colpevole di reato chi “pubblicamenteesalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le suefinalità antidemocratiche”.Forza Nuova è un organizzazione neppure troppo nascostamenteneofascista che porta avanti una pratica squadrista, fascista erazzista. L’autorizzazione ad una simile iniziativa oltre ad essereextra-legale rappresenta un atto grave perchè infanga la storia e latradizione antifascista di Perugia e dell’Umbria e costituisce unattacco ai diritti e alle conquiste realizzate dai nostri padripartigiani con la Resistenza antifascista.Chiediamo quindi al Sindaco Wladimiro Boccali e a tutti irappresentanti delle istituzioni, in nome della tradizioneantifascista e democratica di Perugia, di farsi garantidell’applicazione della Costituzione e di impedire lo svolgimento diquesta parata fascista. In caso contrario dovremmo considerarvicomplici di chi riscrive la storia, riabilita il fascismo e promuoverazzismo e guerra tra poveri.
Distinti saluti.

A.N.P.I.
Sezione Franco Bonafede
via Roma, 17
40065 Pianoro (BO)