lunedì 4 aprile 2011

Il 150° dell’Unità d’Italia considerazioni di un partigiano garibaldino


Cosa ha rappresentato per me, partigiano garibaldino la festa del 150mo dell'unita' d'Italia svolta il 17 marzo 2011? Prima cosa il ricordo di come il fascismo nei venti anni della sua dittatura ci presentava ed insegnava la patria sui banchi di scuola. Gli insegnanti parlavano di patria fascista, di Roma capitale del Mediterraneo, di qua e di là del mare. Ci dicevano: voi giovani siete l'aurora della vita, la speranza della patria fascista, soprattutto l'Esercito del domani. Dovevamo imparare a vivere nel disagio e pericolosamente, ciò significava essere pronti a tutto ed a qualsiasi sacrificio e pericolo. Secondo lo stile di quella nuova Italia, si doveva imparare a vivere nel “credere, obbedire, combattere”, nella disciplina e nel disinteresse personale anche della vita. Il fascismo, per ciò che riguardava il futuro, dava un netto rifiuto alla utilità e alla possibilità di una pace duratura con altri popoli, quindi respingeva il pacifismo, come segno di viltà e di rinuncia alla lotta. Solo la guerra, diceva sa sviluppare le tensioni e le energie umane, quindi imprime ai popoli il sigillo di nobiltà e di virtù. Una dottrina quindi, che partendo dal postulato pregiudiziale della pace, diceva che questa era estranea al fascismo. Una pace perciò, ribattevano gli antifascisti buona solo per i fanatici dell'unità guerrafondaia, aggressiva e preposta per la continua aggressione ad altri popoli e chi contestava questo concetto di patria finiva nelle patrie galere, al confino, o al cimitero. Noi tireremo diritto, diceva alle folle quel duce che purtroppo ancora oggi è osannato da alcuni fanatici e aggiungeva: dico queste tre parole  perché so che è questo che voi volete. L'urlo di migliaia di persone che stavano ad ascoltarlo esplodeva, pauroso e pericoloso presagio per le orecchie di coloro che avversavano il fascismo fautore di quella patria. L'uso che il fascismo nel suo ventennio fece della nazione italiana servì non per unire un popolo ma per dividerlo e buttarlo nell’ignominia del mondo intero. Migliaia sono stati gli italiani che sull'esempio di coloro che fecero il primo Risorgimento, per riconquistare all'Italia la dignità perduta e dare una sana unità di patria a questo popolo, partecipando alla guerra di liberazione 1943- 45 si sono sacrificati donando il proprio sangue e la propria vita. Il dopo guerra avrebbe dovuto sancire nel nostro paese una epopea di pace con una consapevole solidale unità, ma lo scatenarsi della guerra fredda a livello mondiale ha dato possibilità e spazio ai vecchi marpioni legati al fascio, per mantenere il paese litigioso e disunito. Questo 150simo anniversario dell'unità d'Italia mi ha dato possibilità di guardare con occhio attento, ma anche con sconcerto alle tante divisioni che, seppure con motivazioni diverse, tendono a non riconoscere la vera storia di questa Italia. Con profonda tristezza,  ma anche con spirito di reazione guardo a questa, per me inspiegabile anomalia. Vedo al governo di questa patria un uomo che è tutto fuorché un vero politico, con una maggioranza che lo sostiene come un dittatore al quale bisogna ubbidire e sottostare. Il mio pensiero va anche a quei cittadini che a cuor leggero lo hanno votato consegnandogli l'Italia  nelle mani. Mi chiedo: vedono costoro come è governato questo Paese? E chiedo loro: vi va bene che sia stata abolita la vergogna, che prevalga il concetto dell'io egoistico, che l 'intrallazzo divenga una normalità, che l'abuso imperi? Questa destra  che ci governa non è liberale ma oltranzista, e rispecchia gli insegnamenti della P2 di Licio Gelli, che mantiene i postumi della disunione e litigiosità, è la destra che con diverse facce, negli anni ha portato avanti i presupposti affinché l'Italia non diventi quella nazione a cui una sola storia ha affidato il proprio destino. Abbiamo una Carta delle regole, cioè la Costituzione, che è figlia della storia che ha riscattato il Paese dalla vergogna e dal disonore mondiale. Questo leader del governo, "inamovibile", la vuole cancellare. Mi chiedo: è possibile che la memoria della storia sia svanita dalla testa di tanti miei connazionali?  Mi auguro proprio di no!.

Ermenegildo Bugni