martedì 31 agosto 2010

Agosto mese di vacanze

Agosto mese di vacanze, ma non per la politica. Il mese delle leggi passate all’ultimo secondo senza che gli italiani ne sappiano qualcosa. Questo agosto del 2010 è stato caratterizzato invece da un turbinio di notizie sulla politica. Una minacciata crisi di governo, con un batti e risposta tra i due leader della maggioranza governativa, con l’inserimento di un terzo protagonista che si fa corteggiare per poter entrare in una compagine di governo di cui non fa parte. Incontri, discussioni, dichiarazioni alla stampa sulla crisi che si cerca di superare con la minaccia di tornare alle urne nel caso non si trovi l’accordo.
I nodi da sciogliere sono solo 5 che sembrano insuperabili per i litiganti, nodi che servono a salvare il paese dalla recessione e farlo tornare a prima della crisi. Se non c’è accordo di programma la colpa sarà degli ertetici che faranno sprofondare il paese in una crisi più nera.
Ma quali sono questi punti?

1. federalismo fiscale;
2. fisco;
3. il mezzogiorno;
4. riforma della giustizia ;
5. sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina.

Non sono sicuramente un commentatore politico, mi piace la politica e la seguo cercando di capirla. Ma questi non mi sembrano gli strumenti per fare rinascere una nazione dalla crisi. In un paese dove la Cassa Integrazione è divenuto il maggior sussidio per le famiglie, dove il numero di disoccupati aumenta raggiungendo cifre che non si vedevano da anni, senza considerare il numero delle persone che hanno smesso di cercare lavoro e non rientrano dalle statistiche. Vedere il taglio delle risorse ai comuni, provincie e regioni che inevitabilmente ricadrano sui cittadini con aumenti per poter usufruire di servizi che finora erano gratuiti o con prezzi contenuti.
Vedere il mondo del lavoro sempre più ricattato dalle imprese, che con la scusa della modernità, cancellano di fatto i diritti dei lavoratori (Melfi insegna), che per poter lavorare rinunciano a tutele conquistate con il sangue delle generazioni precedenti.
Mi sembrano emergenze molto diverse da quelle proposte dal governo, sembra che si parli di due nazioni diverse di due mondi paralleli due Italie completamente diverse, una quella del Palazzo l’altra quella dei cittadini.
Una nazione, la prima, completamente presa da se stessa, che si è creata un suo mondo dal quale continua quotidianamente a lanciare proclami come una volta i signorotti feudali facevano. Nascondendosi dietro alla falsa verità di essere stati votati dalla maggioranza degli italiani. L’altra alle prese con problemi concreti e reali, quali il sopravvivere e riuscire ad arrivare al prossimo stipendio o al prossimo assegno dell’INPS.
A Bergamo nei giorni scorsi è scoppiata una rivolta per accedere allo stadio senza la tessera del tifoso, carta che limita l’ingresso alle strutture ai tifosi più esasperati. Ma quando scoppierà una rivolta per difendere i diritti sanciti dalla nostra Costituzione e per ridare dignità ai cittadini?
Possibile che non si rendano conto, le forze d’opposizione tutte, che senza una reale unità d’intenti
Democratica per realizzare il dettato costituzionale a partire dall’ART.1, lo scivolamento dentro al pantano fascista diventa ogni giorno più profondo? La Resistenza non insegna proprio nulla? La colpa non è solo di Berlusconi e del berlusconismo, ma come diceva Josè Martì alla lunga diventa anche di coloro che per ignavia o convenienza tollerano senza opporsi realmente alle ingiustizie!

domenica 29 agosto 2010

Matteotti, la politica al servizio dei più deboli

di Sergio Luzzatto, Il Sole 24 Ore

Dimentichiamoci la sua morte: massacrato di botte da quattro o cinque energumeni in un pomeriggio romano del giugno 1924, colpito da una pugnalata al cuore, trasportato cadavere in una boscaglia lungo la via Flaminia, occultato alla benemeglio sotto pochi centimetri di terra, fatto ritrovare un paio di mesi più tardi. Così pure, dimentichiamoci la sua esistenza d’oltretomba: il culto quasi religioso che un’Italia soggiogata e impaurita, ma non domata, scelse di votargli per vent’anni dopo il delitto, nell’interminabile attesa di una rivincita.

Dimentichiamo tutto questo, e pensiamo alla vita di Giacomo Matteotti. Guardiamo all’uomo, non al martire. E domandiamoci se non ci sarebbe gran bisogno - qui e adesso - di un politico come lui. Della sua idea di militanza come servizio dell’interesse pubblico anziché del vantaggio privato. Della sua pratica di un riformismo concreto, attuoso, costruito sui fatti anziché sulle parole. Del suo carisma personale, tanto evidente quanto poco sbandierato. E anche (come no?) della sua scommessa sul futuro della socialdemocrazia: della sua battaglia per un mondo più giusto perché meno diseguale.
Nell’Italia di oggi, il nome di Giacomo Matteotti vive soltanto nella toponomastica: viale Matteotti, corso Matteotti, largo Matteotti, piazza Matteotti, non c’è quasi città italiana dove non si sia voluto rendere omaggio - subito dopo la Liberazione - alla figura del martire antifascista.

Ma se non fosse per questo, cioè per la sopravvivenza che gli viene garantita dai postini, dai navigatori satellitari e da Google Maps, Matteotti sarebbe scomparso dalla nostra vita pubblica e privata. Come don Abbondio di Carneade, potremmo dire di Matteotti: chi era costui? Non se ne sono ricordati neppure i fondatori del Partito democratico, quando hanno discusso (o hanno fatto finta di discutere) chi più meritasse di far parte del loro "pantheon".

Eppure, una volta ripulita dallo smog delle strade e dalla polvere della storia, la figura di Matteotti sembrerebbe fatta apposta per servire all’Italia del 2010: ogni singolo ingrediente dell’esperienza politica di quest’uomo ci tornerebbe assai utile. A cominciare dal famoso «radicamento sul territorio» di cui oggi tanto si parla o si straparla, e che Matteotti interpretò in modo esemplare dapprima quale amministratore locale di vari comuni del Polesine, poi quale deputato di Rovigo al parlamento nazionale.

Il suo fu radicamento economico e sociale, nella misura in cui - rampollo di una famiglia della borghesia agraria - doveva quotidianamente misurarsi con la miseria dei braccianti del delta del Po. Fu anche radicamento intellettuale e morale, nella misura in cui lo studente di legge nella vicina Bologna ritornava appena possibile nella sua Fratta Polesine per studiarne, in biblioteca e in parrocchia, la storia locale. O per rifarsi gli occhi con le meraviglie artistiche del luogo: le tele di Tintoretto e di Tiepolo, la villa Badoer di Palladio.

Da amministratore di Fratta e di altri comuni della provincia di Rovigo, tra il 1912 e il 1920, Matteotti si fece soprattutto la fama dello spulciatore di bilanci: quanti sindaci e segretari comunali se lo sognavano di notte… Il suo primo criterio d’intervento era fondato sulla compatibilità necessaria fra i preventivi di spesa e le risorse finanziarie del municipio. Niente debiti per i comuni: se non c’erano soldi in cassa, si rinunciava alla spesa. Il secondo criterio riguardava non le uscite ma le entrate. Se per le opere pubbliche mancavano i soldi, bisognava aumentare l’imposizione locale.

I contratti per i grandi lavori pubblici andavano scrutinati con la lente d’ingrandimento: nelle stipule con le imprese private, gli amministratori locali di un secolo fa non erano necessariamente più onesti degli amministratori d’oggidì. Bersaglio fisso di Matteotti anche le delibere d’urgenza delle giunte comunali: un’altra fonte di abusi per cent’anni ancora della storia d’Italia.
Al tempo nostro - il tempo della "casta" - l’immagine del brillante giurista trentenne chino sulle carte di minuscoli comuni rodigini (oltre a Fratta, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine) per verificare che non un soldo pubblico facesse una brutta fine, quell’immagine rischia di apparire tanto strana da riuscire surreale. Ma questo era Matteotti, e anche perciò si può avvertire, oggi, un tanto acuto bisogno di lui.

Ci manca come il pane la sua interpretazione della militanza politica quale etica del lavoro e della conoscenza: la medesima forma di militanza che proseguì a Roma, deputato socialista, dal 1919 al ‘24. «Passava ore e ore - ricorderà un compagno di partito - nella biblioteca della Camera a sfogliare libri, relazioni, statistiche, da cui attingeva i dati che gli occorrevano per lottare con la parola e con la penna, badando a restare sempre fondato sulle cose».

Fondato sulle cose: e la cosa che più turbava Matteotti era la diseguaglianza sociale. Di suo, era molto ricco: aveva ereditato dal padre oltre 150 ettari di terra, gli avversari - da destra o da sinistra - lo irridevano come il «socialista milionario». Più che dei profitti dei suoi terreni, Matteotti si preoccupava dei diseredati del Polesine, analfabeti al 60-70 per cento.
Da deputato, le sue battaglie per maggiori finanziamenti alla pubblica istruzione (edilizia scolastica, biblioteche popolari, corsi serali per adulti) fecero tutt’uno con le sue accuse contro gli insegnanti meno scrupolosi, quelli che un ministro veneto di oggi chiamerebbe i "fannulloni".

Del resto, nel 1920, quando un ministro della Pubblica istruzione chiamato Benedetto Croce gli parve discutere dei problemi della scuola restando sempre sul vago, senza padroneggiare i dossier, dallo scranno di Montecitorio Matteotti non fece sconti neppure a lui: «Voi state speculando filosoficamente sulle nuvole. Qui non si viene con i libri di estetica, ma con dei programmi pratici e questi si ha il dovere di assolvere».

Alla sua maniera, il socialista Matteotti era un liberale. Dopo l’avvento al potere di Mussolini, nel 1922, gli capitò di rimproverare al governo certi interventi di sostegno statale all’economia privata, come pure certe misure protezionistiche in materia di dazi doganali. Con Filippo Turati, Matteotti lasciò il Psi e fondò il Psu (Partito socialista unitario) quando si convinse che il filo-sovietismo dei massimalisti avrebbe consegnato l’Italia alle destre, mentre serviva un riformismo socialdemocratico. A quel punto, era comunque troppo tardi. L’ex socialista Mussolini aveva ormai in mano il governo del paese, e non l’avrebbe più mollato per vent’anni, a prezzo di infinite sciagure.
Il radicamento di Matteotti sul territorio del suo Polesine contribuì a rendergli chiara la natura di classe del fenomeno fascista: l’alleanza dei ceti medi con gli agrari, contro i diritti acquisiti dal bracciantato in decenni di sacrifici e di lotte. Dopodiché, a quest’uomo delle istituzioni non restò che battersi puntigliosamente, coraggiosamente, disperatamente, per tutelare le ultime vestigia del santuario democratico.
Dal 1923 al ‘24, l’emiciclo di Montecitorio risuonò delle sue denunce contro il ricorso sistematico del governo Mussolini allo strumento dei decreti-legge; contro la tentazione mussoliniana di limitare la libertà di stampa dei giornali antifascisti; contro i numeri truccati della propaganda governativa riguardo alla situazione economica.
Il 10 giugno 1924, Matteotti fu ucciso per volontà di Mussolini (o per suo ordine) anche perché si preparava a denunciare un affare di corruzione: una sporca connection ai vertici del potere, concessioni petrolifere all’impresa americana Sinclair Oil in cambio di tangenti a una "cricca" vicinissima al duce e ai massimi dirigenti del Partito nazionale fascista.
Sicari al soldo di Mussolini ebbero paura che le rivelazioni di Matteotti sulla "convenzione Sinclair" suscitassero un tale scandalo nel paese da provocare la caduta del governo, e assassinarono il deputato socialista alla vigilia del giorno in cui ne avrebbe parlato alla Camera.
Nell’Italia del 2010, possiamo stare sicuri che un uomo come Giacomo Matteotti si meriterebbe l’appellativo - parlandone da vivo - di «giustizialista». È infatti questa la parola con cui si suole oggi definire chi ancora crede che la magistratura debba esercitare sino in fondo il suo ruolo di ordine indipendente: perseguendo senza fallo le violazioni del codice penale, quand’anche vengano compiute dalle massime cariche dello stato.
Ma è proprio in nome di un’idea nobile, alta, severa della giustizia, che alcuni di noi possono tanto più rimpiangere l’assenza, qui e adesso, di un nuovo Matteotti.

LA VITA
Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, nel 1885. Dopo la militanza nella gioventù socialista, nel 1904 prende la tessera del partito. Dottore in giurisprudenza a Bologna, ricopre il primo incarico politico nel 1910 come consigliere provinciale di Rovigo, per la sezione di Occhiobello. Sindaco di Villamarzana nel 1912 e di Boara Polesine nel 1914, guida l’opposizione socialista e diventa segretario di partito nel 1916. Per il suo impegno antibellicista durante la Grande guerra, viene condannato a 30 giorni di reclusione. Eletto in parlamento nel 1919, prende parte alla commissione Finanza e tesoro della Camera. Critico intransigente del fenomeno fascista, denuncia la violenza squadrista nella famosa Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia durante la campagna elettorale del ‘21. Con la scissione della corrente riformista, diviene segretario del nuovo Psu. Nel ‘24 in parlamento denuncia i brogli elettorali e il clima di illegalità. Il 10 giugno dello stesso anno viene rapito e ucciso da sicari fascisti. Il suo corpo viene trovato il 16 agosto successivo in un bosco nel comune di Riano nei dintorni di Roma. Due sono i libri da lui pubblicati a Londra nel 1924 per denunciare le pericolosità del regime: Machiavelli, Mussolini and fascism (English Life, 1924) e The fascisti exposed; a year of fascist domination (ristampato da H. Fertig, 1969).

LA SUA MORTE
Il rapimento e successivo assassinio di Matteotti presentano ancora numerosi lati oscuri. L’opinione pubblica attribuì la responsabilità a Mussolini, che in un noto discorso tenuto alla Camera il 3 gennaio 1925 respinse l’accusa (pur affermando: «Io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto»). Rimase famosa una vignetta del giornale satirico Il becco giallo, nella quale il Duce siede sulla bara di Matteotti. Diverse sono le pubblicazioni che tentano di ricostruire la vicenda, da Matteotti: una vita per il socialismo di Antonio Casanova (Milano, Bompiani, 1971) a Il delitto Matteotti di Mauro Canali (Il Mulino, Bologna, 2004). Con lo stesso titolo nel 1956 esce il film diretto da Nelo Risi, ripreso nel ‘73 anche da Florestano Vancini.

LA MEMORIA
Con la legge n. 255 del 2004, a 80 anni dalla sua morte, il parlamento ha finanziato il restauro della casa natale a Fratta Polesine, spazio espositivo permanente con gli arredi originali. Presso la presidenza del Consiglio è stato istituito un premio annuale intitolato a Giacomo Matteotti. Il centro espositivo Sandro Pertini custodisce l’archivio storico: il fondo raccoglie un insieme di carte rimaste a Fratta Polesine, la documentazione, i cimeli e un’ampia rassegna stampa.

www.pertini.it
www.fondazionematteottiroma.org

(27 agosto 2010)

sabato 28 agosto 2010

Agosto, 1980

30 anni sono passati dalla Strage di Bologna. 15 anni dalla sentenza definitiva dove riconosceva come esecutori Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti. Francesca Mambro da alcuni anni gode della libertà condizionale ottenuta dal Tribunale di sorveglianza di Roma. Giuseppe Valerio Fioravanti dal mese di aprile 2009, dopo un periodo di semilibertà, diviene un uomo libero la cui pena è considerata estinta.
Per non dimenticare pubblichiamo i curriculum dei due terroristi.


Curricula Criminali di Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti

Gli episodi criminosi più eclatanti


28 febbraio 1978. In piazza Don Bosco, a Roma, Fioravanti ed altri notano due ragazzi seduti su una panchina che dall’aspetto (capelli lunghi e giornali) identificano come appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall’auto, si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a terra ferito e Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla.

9 gennaio 1979. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di Radio città futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi, dal volto travisato, fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai locali. L’incendio divampa e le impiegate, terrorizzate, tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente.

7 marzo 1979. Per «festeggiare» l’8 marzo, un gruppetto di neofasciste, tra cui Mambro, piazzano una rudimentale bomba davanti alle finestre del Circolo culturale femminista nel quartiere Prati, a Roma. A pochi metri di distanza, Fioravanti ed altri sono lì, armati, pronti ad intervenire.

16 giugno 1979. Fioravanti guida l’assalto alla sezione comunista dell’Esquilino, a Roma. All’interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte: di quartiere e dei ferrovieri. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano Srcm, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti, per puro caso non ci sono morti. Dario Pedretti, componente del Commando, verrà redarguito da Fioravanti perché, nonostante il ricco armamentario «non c’era scappato il morto». Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all’azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista.

17 dicembre 1979. Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli, leader carismatico dell’eversione neofascista. Fioravanti non ha mai visto la vittima designata, ne conosce solo una sommaria descrizione. L’agguato viene teso sotto lo studio dell’avvocato, ma a perdere la vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido "avvocato!" lanciato da Fioravanti.

6 febbraio 1980. Fioravanti uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che ha solo 19 anni. Scopo dell’omicidio, impadronirsi del suo mitra M.12. Al sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile 1981, Cristiano Fioravanti -fratello di Valerio- dichiarerà: «La mattina dell’omicidio Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io, incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: "gratuitamente"; fece un sorriso ed io capii».

30 marzo 1980. Un commando di terroristi assalta il distretto militare di via Cesarotti a Padova. Un sergente viene ferito e vengono rubati 4 mitragliatori M.C, 5 fucili a ripetizione, pistole e proiettili. Sul muro della caserma, prima di andarsene, Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini.

23 giugno 1980. Fioravanti, Mambro e Cavallini uccidono a Roma il sostituto procuratore Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra. Ha ereditato i fascicoli d’indagine dal giudice Vittorio Occorsio. Poco prima di essere assassinato aveva chiesto l’uso di un auto blindata. Gli fu negato. All’indomani dell’omicidio, i Nar telefonano ad un quotidiano e fanno ritrovare un volantino di rivendicazione che dice: «Oggi 23 giugno 1980 alle ore 8:05, abbiamo eseguito la sentenza di morte emanata contro il sostituto procuratore Mario Amato, per le cui mani passavano tutti i processi a carico dei camerati. Oggi egli ha chiuso la sua squallida esistenza imbottito di piombo. Altri, ancora, pagheranno». Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando «alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi».

9 settembre 1980. Mambro e Fioravanti con Soderini, Vale e Cristiano Fioravanti, uccidono Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e testimone scomodo in merito alla strage di Bologna (link all'omicidio Mangiameli).

5 febbraio 1981. Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l’imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un’auto, «Spara, spara!».

31 luglio 1981. Nell’ambito di un regolamento di conti all’interno della destra eversiva viene ucciso Giuseppe De Luca. All’omicidio partecipa Mambro.

30 settembre 1981. Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un "infame delatore". Del commando omicida fa parte Mambro.

21 ottobre 1981. Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano della Digos Francesco Straullu e all’agente Ciriaco Di Roma. I due vengono massacrati. L’efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: «La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell’encefalo; quello di Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello». Il capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i soldati dell’eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina dell’agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due giorni.

5 marzo1982. Durante una rapina a Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava recandosi a scuola e passava di lì per caso. La sua morte suscita scalpore anche perché il giovane viene colpito alla testa con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo.

Curriculum completo e condanne di Francesca Mambro

07-03-1979: violazione della normativa sulle armi; munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali

15-03-1979: rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi; detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.

1980: rapina.

30-03-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; porto illegale di armi; lesione personale; ricettazione..

23-05-1980: furto.

28-05-1980: attentato per finalità terroristiche o di eversione; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; rapina; tentata rapina; porto illegale di armi; omicidio.

17-06-1980: detenzione illegale di armi e munizioni.

23-06-1980: omicidio.

16-07-1980: rapina; danneggiamento; detenzione illegale di armi e munizioni; furto; occultamento di atti veri; ricettazione.

02-08-1980: strage; omicidio; lesione personale; attentato a impianti di pubblica utilità; partecipazione a banda armata.

05-08-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni.

09-09-1980: omicidio; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; porto illegale di armi

10-09-1980: contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione.

20-09-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni.

21-09-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni.

22-09-1980: attentato per finalità terroristiche o di eversione; lesione personale; occultamento di atti veri; ricettazione; rapina; porto illegale di armi.

23-09-1980: furto continuato.

19-10-1980: ricettazione.

29-10-1980: falsità materiale commessa dal privato in autorizzazioni amministrative; violenza privata continuata.

02-11-1980: ricettazione.

13-11-1980: rapina; resistenza a un pubblica ufficiale; porto illegale di armi; ricettazione; detenzione illegale di armi e munizioni; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

26-11-1980: violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; detenzione illegale di armi e munizioni.

19-12-1980: rapina; sequestro di persona; violazione di domicilio; violazione delle disposizioni sul controllo delle armi; ricettazione.

05-02-1981: omicidio; detenzione illegale di armi e munizioni; porto illegale di armi; furto; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; associazione per delinquere; falsità materiale commessa dal privato in certificati.

28-02-1981: furto.

06-03-1981: furto.

18-04-1981: associazione sovversiva; partecipazione a banda armata; violazione della normativa sulle armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.

maggio 1981: falsità materiale; occultamento di atti veri.

30-07-1981: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.

31-07-1981: violazione di domicilio; attentato per finalità terroristiche o di eversione; porto illegale di armi; furto; omicidio.

16-09-1981: sequestro di persona; rapina; violazione di domicilio; porto illegale di armi; ricettazione.

30-09-1981: attentato per finalità terroristiche o di eversione; porto illegale di armi; omicidio.

ottobre 1981: partecipazione a banda armata.

08-10-1981: ricettazione.

21-10-1981: attentato per finalità terroristiche o di eversione; porto illegale di armi; ricettazione; omicidio.

novembre 1981: soppressione di atti veri.

23-01-1982: falsità materiale.

09-02-1982: falsità materiale; ricettazione.

25-02-1982: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; lesione personale; furto.

05-03-1982: attentato per finalità terroristiche o di eversione; porto illegale di armi; ricettazione; falsità materiale; detenzione abusiva di armi; omicidio.

27-12-1982: violenza privata; oltraggio a un pubblico ufficiale.

06-05-1994: oltraggio a un magistrato in udienza.

Le condanne di Francesca Mambro

Sei sono le sentenze che comminano l’ergastolo alla Mambro:

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Venezia del 17 gennaio 1985

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 6 febbraio 1986

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 5 novembre 1987

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 7 aprile 1988

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 3 marzo 1989

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 16 maggio 1994

Quindi:

ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)

ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)

ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)

ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)

ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)

ergastolo per l’omicidio di Giuseppe De Luca (31 luglio 1981)

ergastolo per l’omicidio di Mambroarco Pizzari (30 settembre 1981)

ergastolo per l’omicidio di Francesco Straullu e Ciriaco di Roma (21 ottobre 1981)

ergastolo per l’omicidio di Alessandro Caravillani (5 marzo 1982)

La mancata corrispondenza tra numero degli omicidi e numero di ergastoli è dovuta all’applicazione del vincolo della continuità.

La Mambro ha inoltre accumulato complessivamente 84 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina in tutto), detenzione illegale di armi, violazione di domicilio, sequestro di persona, ricettazione, falso, associazione sovversiva, violenza privata, resistenza e oltraggio, attentato per finalità terroristiche, occultamento di atti, danneggiamento, contraffazione impronte.

Persone uccise da Francesca Mambro: 96.

Anni effettivamente scontati in carcere: 16

Curriculum completo e condanne di Valerio Fioravanti

28-02-1976: tentato omicidio.

15-12-1976: tentato omicidio; violazione disposizioni sul controllo delle armi.

23-12-1976: violazione della normativa su armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.

30-12- 1976: ricettazione continuata.

09-01-1977: tentato omicidio; violazione delle disposizioni sul controllo delle armi.

08-02-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

25-05-1977: detenzione illegale di armi e munizioni.

30-12-1977: detenzione illegale di armi e munizioni; danneggiamento.

31-12-1977: porto illegale di armi continuato.

04-01-1978: porto illegale di armi continuato.

28-02-1978: omicidio; tentato omicidio; violazione delle norme sul controllo delle armi; ricettazione

05-03-1978: rapina; ricettazione; furto.

06-03-1978: tentato omicidio; rapina; ricettazione.

08-05-1978: abbandono di posto da parte di un militare di guardia.

09-05-1978: furto militare continuato.

30-06-1978: furto continuato.

03-07-1978: rapina; porto illegale di armi.

24-11-1978: rapina.

26-12-1978: rapina; violenza privata; violazione di domicilio; detenzione illegale di armi e munizioni.

09-01-1979: incendio; lesione personale continuata; detenzione illegale di armi e munizioni (Radio Città Futura

08-02-1979: rapina, detenzione illegale di armi e munizioni.

15-03-1979: rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi, detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.

marzo 1979: violazione delle norme sul controllo delle armi.

16-06-1979: strage; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi (sezione PCI Esquilino).

19-06-1979: ricettazione continuata.

27-11-1979: rapina (Chase Mambroanhattan Bank); detenzione illegale di armi e munizioni; ricettazione.

05-12-1979: ricettazione continuata; violazione delle norme sulle armi, munizioni, aggressivi chimici e congegni micidiali.

11-12-1979: rapina; ricettazione; detenzione illegale di armi e munizioni.

17-12-1979: omicidio; detenzione illegale di armi e munizioni; detenzione abusiva di armi; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

1980: rapina, detenzione illegale di armi e munizioni.

06-02-1980: attentato per finalità terroristiche o eversive; rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; porto illegale di armi; omicidio. (link a episodi criminosi)

28-02-1980: rapina; porto illegale di armi; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi; sostituzione di persona.

07-03-1980: rapina; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

30-03-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni; porto illegale di armi; lesioni personali; ricettazione.

aprile 1980: violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

28-05-1980: attentato per finalità terroristiche o di eversione; violazione delle norme sul controllo di armi, munizioni e esplosivi; rapina; porto illegale di armi; furto; tentata rapina; omicidio.

23-06-1980: omicidio.

10-07-1980: violazione della disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope; detenzione abusiva di armi.

31-07-1980: contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione.

02-08-1980: strage; omicidio; lesione personale; attentato a impianti di pubblica utilità; formazione di banda armata.

05-08-1980: rapina; danneggiamento; porto illegale di armi; furto continuato; occultamento di atti veri; ricettazione; falsità materiale.

settembre 1980: falsità materiale.

09-09-1980: omicidio; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi. (link a episodi criminosi)

22-09-1980: attentato per finalità terroristiche o di eversione; lesione personale; occultamento di atti veri; ricettazione; rapina; porto illegale di armi.

20-09-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni.

21-09-1980: rapina; detenzione illegale di armi e munizioni.

23-09-1980: furto.

19-10-1980: ricettazione.

22-10-1980: ricettazione; violazione del controllo delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

29-10-1980: violenza privata continuata; falsità materiale.

13-11-1980: rapina; resistenza a un pubblico ufficiale; ricettazione; porto illegale di armi; falsità materiale; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

26-11-1980: detenzione illegale di armi e munizioni.

19-12-1980: rapina; violazione di domicilio; sequestro di persona; ricettazione, violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi.

05-02-1981: omicidio; furto; detenzione illegale di armi e munizioni; associazione per delinquere; falsità materiale; violazione delle norme sul controllo delle armi, munizioni e esplosivi. (link a episodi criminosi)

18-02-1983: tentata evasione; lesione personale continuata.

09-05-1985: calunnia.

Le condanne di Valerio Fioravanti

Sei sono le sentenze che comminano l’ergastolo a Fioravanti:

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Venezia del 17 gennaio 1985

- sentenza della Corte d’assise d’Appello di Roma del 30 maggio 1985

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 6 febbraio 1986

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 7 aprile 1988

- sentenza del Tribunale di Bologna del 27 marzo 1990

- sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 16 maggio 1994

Quindi:

ergastolo per l’omicidio di Roberto Scialabba (28 febbraio 1978)

ergastolo per l’omicidio di Antonio Leandri (17 dicembre 1979)

ergastolo per l’omicidio di Maurizio Arnesano (6 febbraio 1980)

ergastolo per l’omicidio di Franco Evangelista (28 maggio 1980)

ergastolo per l’omicidio di Mario Amato (23 giugno 1980)

ergastolo per la strage alla Stazione di Bologna (2 agosto 1980)

ergastolo per l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)

ergastolo per l’omicidio di Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)

La mancata corrispondenza tra numero di ergastoli e numero di omicidi è dovuta all’applicazione del vincolo della continuazione.

Fioravanti ha inoltre accumulato complessivamente 134 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali: furto e rapina (una ventina), violazione di domicilio, sequestro di persona, detenzione illegale di armi, detenzione di stupefacenti, ricettazione, violenza privata, falso, associazione a delinquere, lesioni personali, tentata evasione, banda armata, danneggiamento, tentato omicidio (28 febbraio 1976, 15 dicembre 1976, 9 gennaio 1977, 28 febbraio 1978, 6 marzo 1978), incendio, sostituzione di persona, strage, calunnia, attentato per finalità terroristiche e di eversione.

Persone uccise da Fioravanti: 93.

Anni effettivamente scontati in carcere: 18.

http://www.stragi.it/pagina.php?id=curriculacriminali