Meritocrazia cioè “potere del merito”. Chi merita di più dovrebbe avere maggior prospettive. Fin qui siamo tutti d'accordo. Bisogna però capirsi su che cosa si intende per “merito”.
In tutte le società occidentali contemporanee il merito viene semplicemente attribuito in base a numeri con i quali siamo marchiati per tutta la vita. Dalla prima elementare fino alla laurea ci vengono attribuiti dei numeri in base alle nostre prestazioni scolastico-accademiche che segneranno poi, nel bene o nel male, il nostro futuro.
Ma siamo convinti che quanto noi possiamo dare alla società una volta entrati nel mondo del lavoro sia evidenziato solo da quel 100 e lode preso alla maturità o a quel 110 e lode col quale ci siamo laureati? Io credo che il merito vada attribuito in base ad altri fattori. Non merita forse di più un figlio di operaio che dopo grandi sforzi compiuti da solo, senza il supporto di un background culturale “abituato” allo studio e con minori opportunità economiche, giunge ad un sudatissimo 7, piuttosto che un figlio di medico abituato fin da piccolo ad entrare in contatto con un modello culturale più avanzato e che riesce ad ottenere i migliori risultati?
Teniamo presente che una scuola basata sulla meritocrazia è una scuola che discrimina. Con una scuola meritocratica la società non potrà far altro che allargare il divario già abbastanza ampio fra i “piani alti” e i “piani bassi”.
La scuola dovrebbe dare a tutti le stesse opportunità di emergere investendo in risorse fruibili per tutti e, soprattutto, dovrebbe rimettere gli studenti tutti, ricchi, poveri, immigrati, italiani, diversamente abili...al centro di ogni progetto didattico ed educativo.
Il futuro della società non può dipendere da numeri (110/100/90...), ma da coscienze realmente responsabili rispetto alle quali andrebbe espresso l'unico giudizio di merito.
di Marco Antonioli
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