mercoledì 28 dicembre 2011

Giorgio Bocca





Abbiamo appreso con dolore e profonda tristezza della scomparsa di Giorgio Bocca, morto il 25 dicembre 2011, dopo una breve malattia, all’età di 91 anni.

E’ stato uno dei più grandi giornalisti italiani e questo di per sé gli riserva un posto rilevante nella Storia e nella Memoria del Paese.

E’ morto un Giornalista vero e già questa è una notizia da ricordare, nell’Italia di oggi. Il Giorgio Bocca giornalista ha dato dignità ad una professione fin troppo asservita e silente verso i potenti di turno.

Ma noi antifascisti abbiamo amato e ameremo sempre ricordare il Comandante Partigiano Giorgio Bocca.

Nel 1943 decide di aderire, nella clandestinità, al Partito d'azione, seguendo l’esempio dell'amico Benedetto Dalmastro e di Tancredi “Duccio” Galimberti. Ufficiale alpino, alla firma dell'armistizio dell’8 settembre, dopo aver raccolto le armi abbandonate nelle caserme di Cuneo, raggiunge con Dalmastro e un gruppo di compagni, le vicine montagne. Da subito al comando della formazione operante in Valle Maira, nella primavera del 1944 Bocca é inviato a stabilire le basi della Brigata Giustizia e Libertà "Rolando Besana" in Valle Varaita e ne diviene il Comandante.

Nei primi giorni del 1945 Bocca è nominato Comandante della decima divisione Langhe delle formazioni "Giustizia e Libertà".

Torna quindi in Val Maira, divenendo Commissario politico della seconda Divisione "Giustizia e Libertà".

Per la sua attività Partigiana, Giorgio Bocca ricevette la Medaglia d’Argento al valor militare. Dal dopoguerra in poi, la sua voce libera e la sua figura retta si sono erte a baluardo degli Ideali e della Memoria della Resistenza, contro qualsiasi tentativo di vile revisionismo, sempre coerente a quella sua fondamentale scelta di campo per la Libertà e la Democrazia, maturata durante la Lotta di Liberazione.

Ricordarne il passato giovanile nei Guf (gruppi universitari fascisti) è un esercizio squallido di sciacallaggio: nascere negli anni ’20 e crescere in quell’Italia non permetteva di vedere molto lontano e tanti tra gli eroici giovani che salirono in montagna dopo l’8 settembre, cresciuti tra “sabati fascisti” e “libro e moschetto”, avevano potuto vedere nel fascismo l’unica ideologia all’orizzonte: rivedere le proprie opinioni, maturare un senso di ribellione al sistema e scegliere la dura lotta Partigiana, rischiare la vita per abbattere il criminale e perverso regime fascista, fu segno di grande coraggio, radicalità e coerenza morale.

Amato da molti, odiato da tanti: quegli stessi che ora scriveranno finti elogi, facendo passare l’impegno e la passione civile di Giorgio Bocca per faziosità simile alla loro. Certamente aveva dei difetti, tra i quali la ruvidità, l’eccessiva franchezza e la mancanza di diplomazia, che lo portarono a crearsi inevitabili avversioni e inimicizie.

Ma Giorgio Bocca è stato sempre un Partigiano: prima in montagna e poi sulla macchina da scrivere, sempre dalla parte della giustizia e della libertà.

Per questo è stato invidiato e detestato dai “pennivendoli” più compromessi con il sistema, quelli che hanno accesso ai media, quelli bramosi di potere: tutto quel mondo d’ipocrisia che soffoca l’Italia.

I suoi “colleghi” che invecchiano malamente, le anime vili, i sorridenti infidi, i farisei conformisti, ora gli concederanno qualche riconoscimento “peloso” postumo, soltanto perché la sua voce stentorea e la sua critica intransigente non si potranno più levare.

Se avessimo altri dieci Giorgio Bocca, il giornalismo sarebbe Giornalismo e l’Italia sarebbe un’altra Italia: quel Paese che Duccio Galimberti e i suoi compagni della “Repubblica Partigiana” della Val d’Ossola speravano di costruire, anche a costo della propria vita.

A noi il Comandante Giorgio Bocca mancherà davvero, con tutto il cuore.

Vogliamo segnalare il libro che uscirà l'11 gennaio 2012 per Feltrinelli: "Grazie no. 7 idee che non dobbiamo più accettare" , il suo testamento ideale e ricordarlo con le sue parole in un articolo pubblicato su L’Espresso dove teneva la sua rubrica settimanale.




Da Salò all'inciucio
di Giorgio Bocca



La tragedia della Repubblichina si ripete nella commedia all'italiana del tirare a campare. Che supera i problemi ignorandoli, preferendo la deriva di una caduta ai livelli minimi dei valori civili

(15 gennaio 2010)

Quando scrissi la storia della Repubblica di Mussolini, la repubblichina di Salò, il capitolo più italiano, il più ambiguo non il più drammatico, fu quello della socializzazione, che negli intenti del dittatore sconfitto e morituro doveva essere la sua vendetta, la sua eredità velenosa, la 'bomba nell'armadio' lasciata in eredità al capitalismo traditore che l'aveva abbandonato al suo destino. Il più italiano perché in quella prova suprema di rischio e di ipocrisia i socializzatori fascisti e i padroni del vapore diedero il peggio italico di sé. Il peggio di un finto socialismo che prometteva agli italiani di far parte della direzione di un'economia distrutta e di condividere degli utili inesistenti, e di un capitalismo che per socializzazione intendeva la via di scampo dalla nave che stava affondando.

Ultimo esempio in quella tragedia vera che fu la guerra delle astuzie trasformiste degli italiani. Astuzie che nel sessantesimo anno della Repubblica democratica si ripetono in quel fenomeno politico tipicamente italiano, quasi incomprensibile dagli stranieri, che va sotto il nome di 'inciucio'. Che cosa è questo 'inciucio'? E' la specialità italica per cui gli oppositori di un governo cercano fin che dura di non rinunciare ai suoi favori. O per essere più chiari: di partecipare finché si può ai suoi vantaggi e agli utili che per noi sono connessi al potere politico, riassunti dal vecchio senatore Agnelli, il fondatore della Fiat, nella celebre sentenza: "La Fiat è per principio governativa".

Gli ultimi giorni della repubblica di Salò furono il capolavoro del trasformismo italiano, il capolavoro di un fascismo morente che prometteva ciò che non aveva, l'industria e la classe operaia, a un capitalismo che fingeva di accettare una riforma impossibile offerta da una dittatura morente in cambio di salvacondotti nella resa finale dei conti.

'L'inciucio' di moda oggi fra gli oppositori di Berlusconi e la sua democrazia autoritaria si svolge in condizioni diversissime, senza occupazione straniera, senza guerra civile all'ultimo sangue, ma pur sempre riconoscibile come specialità nostrana, come modo nostro di compiere la politica.

Intanto nessuna delle parti, quella al governo e quella all'opposizione, riconosce le sue responsabilità, le sue colpe e i suoi errori. Tutte confidano in una sorta di istinto di sopravvivenza. La prima si spartisce il grosso del bottino, la seconda prende le distanze dall'unica spontanea manifestazione popolare e giovanile che chiede le dimissioni del governo, il fascismo sdoganato da Berlusconi e tornato al potere si defila con Gianfranco Fini dall'autoritarismo berlusconiano in attesa di succedergli, e il berlusconismo cerca di sopravvivere con il populismo e con la propaganda.

La tragedia di Salò si ripete nella commedia all'italiana dell''inciucio', nel tira a campare che supera i problemi ignorandoli, che ignora come 'pallosi', come noiosi, come 'jellatori' i problemi seri, preferendo la deriva di una continua caduta ai livelli minimi dei valori civili, di una rovina dei beni fondamentali dal paesaggio alle città, dal patrimonio artistico alla scuola. Convinti che l'italica furbizia, l'italico 'stellone' ci salveranno ancora una volta.

Segreteria A.N.P.I. di Pianoro (BO)


                                                                                                            

domenica 18 dicembre 2011

Documento della Segreteria sui fatti di Firenze


L’A.n.p.i. di Pianoro esprime profondo turbamento, tristezza e collera per quanto è avvenuto a Firenze e rivolge i sentimenti di solidarietà dei suoi iscritti alla comunità senegalese colpita da ferocia assassina .

Gli episodi che hanno insanguinato le vie di Firenze sono terribili, hanno sconvolto la normale convivenza civile di una città aperta e civile e si iscrivono in un fenomeno ben più grave della  follia di un singolo : un'ideologia caratterizzata dalla malvagità e dalla crudeltà verso il diverso .

L’A.n.p.i. si impegnerà, come sempre ha fatto, per impedire il pericoloso ritorno di un passato oscuro e criminale, di una cultura fatta d’intolleranza, di odio e di razzismo, sentimenti che non possono avere cittadinanza in un Paese democratico .


Segreteria A.n.p.i. di Pianoro (Bo)

venerdì 9 dicembre 2011


Pianoro, 7 dicembre 2011
 
Comunicato Stampa

OGGETTO: Sostituzione del Comitato di Sezione delle cariche vacanti.

La segreteria della Sezione ANPI di Pianoro Franco Bonafede rende noto che durante l'ultima riunione del proprio Comitato di Sezione del 3 Dicembre scorso, con ospite il Segretario Provinciale dell'ANPI E. Bugni, e alla presenza di 19 rappresentanti del Comitato stesso, sono state approvate all'unanimità le candidature proposte dalla segreteria per le cariche direttive vacanti.

La nuova presidentessa sarà Silvia Ferraro e i due nuovi vicepresidenti saranno Paolo Corazza e Simona Roncarati.
In carica dallo scorso congresso rimangono il Segretario Atos Benaglia e la Tesoriere Claudia Mazzanti.

Con preghiera di diffusione

La Segreteria
A.N.P.I. PIANORO - Sezione Franco Bonafede
via Roma, 17 - 40065 Pianoro (BO)
SITO: http://www.anpipianoro.it
E-MAIL: segreteria@anpipianoro.it
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mercoledì 7 dicembre 2011

Militanti Pd aggrediti a Prati Fiscali 'Zippo' di Casapound respinge accuse ·


Ha respinto tutte le accuse Alberto Palladino, il responsabile di Casapound Italia per il IV municipio, arrestato per l'aggressione del 3 novembre scorso ad alcuni militanti del Pd, nel corso dell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. ''Palladino - spiega il suo difensore, l'avvocato Domenico Di Tullio - ha negato ogni addebito ricordando davanti al gip che lui stesso e il movimento al quale appartiene da sempre condannano la violenza politica, oltre agli atti di discriminazione sessuale, etnica, religiosa. Ha fatto presente inoltre al magistrato il clima avvelenato del IV municipio e il sostegno del Pd ai centri sociali nelle azioni violente e provocatorie contro le occupazioni di CasaPound nel quartiere''.

Quanto alla sera, Palladino ha ricordato, aggiunge Di Tullio, che ''nel momento dell'aggressione era impegnato in una riunione politica del Blocco studentesco universitario alla quale erano presenti una quindicina di persone, e di essere andato successivamente a dormine a casa, a distanza di circa tre chilometri dal luogo dell'aggressione''. E' stata fissata, infine, per venerdì prossimo l'udienza del tribunale del Riesame che dovrà discutere il ricorso presentato dal difensore di Palladino.

In questi giorni sono apparse le scritte sui muri del Iv municipio:
"Zippo libero" e contro il capogruppo pd nell'ex circoscrizione Paolo Marchionne, vittima dell'aggressione che ha accusato Palladino

 

 Fonte: Repubblica Rona

domenica 4 dicembre 2011

Commemorazione Eccidio di Sabbiuno

Il 14 e il 23 dicembre 1944 dal carcere di San Giovanni in Monte due gruppi di prigionieri, incolonnati a piedi o su camion coperti, vennero condotti attraverso le strade del centro di Bologna verso le colline fino a Sabbiuno dove furono fucilati. Nel dopoguerra i loro cadaveri vennero ritrovati in fondo al calanco dalle pareti del quale erano stati fatti precipitare.


Tra le vittime di questo eccidio vogliamo ricordare tre nostri concittadini.


 
Cevenini Dino, da Evaristo e Giuseppina Monti; n. il 16/2/1927 a Bologna. Nel 1943 residente a Pianoro. Attivo nel 1° btg della brg Stella rossa Lupo. Fu carcerato a Bologna dal 14/12/44 al 14/1/45. Venne fucilato ai Colli di Paderno (Bologna) il 14/1/1945 all'età di 17 anni. Riconosciuto partigiano dall' 1/6/44 al 14/1/45.

Fossi Ermes, «Aquilone», da Guido e Bianca Gamberini; n. il 10/2/1925 a Pianoro; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Commesso. Militò nella brg Stella rossa Lupo. Prese parte all'attentato al presidio nazifascista di Savigno. Nel settembre 1944 insieme con Golfiero Magli*, entrò a far parte della squadra Temporale della 7a brg GAP Gianni Garibaldi. Venne fucilato ai Colli di Paderno (Bologna) il 15/12/1944 all'età di 19 anni. Riconosciuto partigiano dal 10/1/44 al 15/12/44. [AQ]

Gabrielli Giancarlo, «Gigino», da Raffaele detto Fedele ed Elena Monari; n. il 19/10/1923 a Pianoro; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Muratore. Militò nella 62 brg Camicie rosse Garibaldi e operò sull'Appennino tosco-emiliano. Dopo avere preso parte a numerosi scontri si ritirò a Bologna, ove venne catturato dai nazisti. Si ritiene che sia stato ucciso il 9/10/1944 all'età di 20 anni. Riconosciuto partigiano dall'agosto 1944 al 9/10/44. [A]

venerdì 2 dicembre 2011

Roma: Aggressione fascista con bastoni e mazze

Aggressione fascista con mazze e bastoni contro il capogruppo del Partito Democratico del IV Municipio Paolo Marchionne e quattro ragazzi dei giovani democratici Pietro Liverotti, Luca Quartu, Agostini e Tommaso Scrivano. É accaduto la notte scorsa nel quartiere Valli dove i giovani democratici stavano affiggendo manifesti sul recupero dei beni confiscati alle mafie. All’improvviso i giovani del Partito Democratico sono stati accerchiati da una decina di persone vestite di nero ed incappucciate che con bastoni e mazze hanno cominciato a malmenarli ed inseguirli. Fra gli aggressori Alberto Palladino di Casapound, in arte Zippo, riconosciuto e denunciato ai carabinieri che fortunatamente sono intervenuti pochi minuti dopo l’inizio dell’aggressione, mettendo in fuga il gruppo di fascisti che si é disperso lungo via dei Prati Fiscali. I ragazzi aggrediti sono stati ricoverati agli ospedali Pertini ed Umberto I, dove saranno tenuti in osservazione per le prossime dodici ore. Refertati trauma cranici, suture alle ferite alcune delle quali alla testa, sugli zigomi e sulle sopracciglia. Un braccio rotto per uno dei ragazzi che ha tentato disperatamente di resistere all’aggressione del branco. Oggi alle ore 12 il Partito Democratico ha indetto una conferenza stampa presso la sede di Piazza Sempione.

http://riccardocorbucci.wordpress.com/

domenica 27 novembre 2011

La grande truffa del governo tecnico e della salvezza nazionale

Quando il Premier del governo di destra più cialtrone e reazionario che l’ Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana ha rassegnato le sue dimissioni, come tanti italiani esasperati ho provato soddisfazione : ho sperato che una stagione fosse finita e che assieme a Berlusconi potesse scomparire anche il “berlusconismo” . Ho sperato che per l’Italia dei deboli, dei poveri, degli umili, potesse finalmente sorgere un’ alba di speranza.
Invece ora mi trovo a vivere la “grande truffa del governo tecnico” del professor Monti: ovvero la diretta e cinica realizzazione delle imposizioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea al nostro Paese.
Vedo cancellare la sovranità nazionale dell’Italia, la Costituzione Repubblicana, ogni forma di reale espressione della volontà popolare, prima fra tutte la possibilità di votare in libere e democratiche elezioni o referendum : i diktat di Bruxelles e la famosa lettera Draghi-Trichet è assimilabile agli ululati dei “mercati” contro l’ipotesi del referedum greco, che hanno imposto la pronta marcia indietro dell’ ignavo e mediocre governo Papandreu.
Il nostro Presidente della Repubblica ha il merito di aver costruito la strada per l’inevitabile e improrogabile uscita di scena di Berlusconi, ma è criticabile dal punto di vista della legalità Costituzionale, che avrebbe dovuto difendere strenuamente : non ha saputo o voluto farlo.
La prova dell’illegalità Costituzionale è evidente : nessuno dei componenti del nuovo governo “tecnico”è ovviamente stato eletto dal Popolo, eppure insistono sulla necessità di attuare “misure impopolari” : che dunque saranno misure antipopolari. Ne è uscito un altro governo di casta, definito di “salvezza nazionale”, ovvero “tecnico”, che riesce anche ad avere la rassegnata fiducia di oltre l’80% degli italiani.
Ma è falsa la prima definizione (salvezza nazionale) : non salverà il paese ma obbedirà al diktat della finanza, colpendo come sempre le fasce più deboli della popolazione. Ed è falsa anche la seconda (tecnico) : è il più politico dei governi del secondo dopoguerra, perché sancisce l’assoggettamento del nostro paese a una “governance” dura, implacabile, straniera e palesemente ostile al nostro Paese. Molti si illudono che il professor Monti voglia fare davvero cose giuste ed eque, sostenibili dal Paese : ma lui non è al governo per questo.
Non lo è neppure per fare una decente legge elettorale con cui andare finalmente a votare democraticamente: lui è arrivato soltanto per fare eseguire gli ordini della Banca Centrale Europea e i 39 punti della lettera di Draghi-Trichet. E sembra parodiare la “rivoluzione culturale cinese”, quando dichiara l’esigenza di “educare il popolo” : già lo disse con chiaro riferimento alla Grecia e adesso proverà anche con noi.
Eppure non occorreva un governo di “tecnici” : bastava un governo di persone oneste e sagge, che protette da statura morale e da prestigio intellettuale, fossero in grado di respingere le prevedibili potenti pressioni che si sarebbero esercitate contro di loro e il nostro Paese e poi di varare una nuova legge elettorale, democratica, proporzionale e con le preferenze, per andare a elezioni in tempi rapidi. Questi uomini e queste donne in Italia ci sono, ma il Presidente Napolitano non è andato a cercarli : ha preferito consultare la stessa casta politica responsabile del disastro. Ora il governo di “salvezza nazionale” promette “riforme per la crescita”… ma tutti gli indicatori dicono che noi andremo in recessione, insieme all’intera Europa, unita solo in questo.
Il debito, che ora viene usato come una spada di Damocle sul capo degli italiani, non può e non deve essere “onorato” con manovre di bassa macelleria sociale, che ridurrebbero drasticamente non solo il tenore di vita di larghissime masse popolari, ma annullerebbero i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana nata dalla Resistenza. Il debito è una truffa , perpetrata ai danni della popolazione inerme, che crea benefici soltanto per i soliti privilegiati : il debito devono pagarlo coloro che lo hanno prodotto. Compito del Presidente della Repubblica dovrebbe essere, tra gli altri, quello di sottrarre il Paese al ricatto dei potenti, siano essi interni o esterni al Paese : in nome della Costituzione. Se non lo farà lui, proverà a farlo la popolazione a cui è stato impedito di votare, ma che deve almeno potersi esprimere, in tempi brevi, con un referendum sul tema del debito : anche se alla Grecia è stato impedito, l’Italia è ancora in grado di farlo.
Non è sterile rivendicazione, ma democratica opposizione : ci atteniamo ai nostri diritti Costituzionali, perchè ad essi non intendiamo rinunciare. Abbiamo il dovere di difendere la Costituzione e questo ci dà il diritto di difendere il Paese e noi stessi contro ogni violazione delle sue norme. La sovranità che abbiamo delegato a questa Europa non è stata usata nell’interesse del Popolo, nel rispetto dei nostri principi Costituzionali : abbiamo dunque il diritto di chiederne la restituzione , almeno fino a che questa Europa cessi di essere feudo dei banchieri e cominci a corrispondere agli Ideali di chi, come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, hanno creduto davvero negli “Stati Uniti d’Europa”.
Per respingere l’ ”ordine di servizio” preparato a Bruxelles e vidimato dal Quirinale su pressione dei grandi centri finanziari occidentali, bisogna mobilitare la più vasta opposizione sociale e prepararsi a costruire una nuova opposizione politica, degna di questo nome.
P.S.

Come nelle lettere, voglio finire con un “post scrittum” , che arriva direttamente dall’altro secolo, precisamente da 47 anni fa : “I governi cosiddetti tecnici o amministrativi sono i peggiori governi politici che si possa immaginare. Il loro scopo è quello di fare il contrario di ciò che la sovranità popolare ha indicato : sono antipopolari e reazionari.“
Firmato : Palmiro Togliatti.

sabato 26 novembre 2011

Parma: Casapound contro i partigiani, interviene l’Anpi


Un giornaletto distribuito agli studenti, la Resistenza liquidata come ”raffiche di mitra, violenze e stupri”. Riecco Casapound, i “fascisti del terzo millennio”. Dopo la presentazione del libro Nessun Dolore, lo scorso 8 aprile nel quartiere Cittadella militarizzato, il gruppo d’ultradestra torna sulla scena con un attacco alla Lotta di liberazione e all’Anpi in una città già attraversata dalle polemiche per la targa alla Rsi posta al cimitero .

Manelli preoccupata - Sulla fanzine parmigiana i futuristi del Duemila - ai quali il sindaco di Bologna Virginio Merola ha appena negato gli spazi per la presentazione di Nessun dolore - pubblicano la foto di un partigiano col foulard dell’Anpi. La didascalia è chiarissima, malgrado qualche passaggio criptico: “Contro il ghigno di un vecchio bastardo bombardamenti indiscriminati, raffiche di mitra, violenze e stupri, altro che Resistenza”. Il giornaletto è stato distribuito davanti al Bodoni e ad altre scuole, elemento che pone in allarme Gabriella Manelli presidente dell’Anpi: “Chiamerò la questura – commenta – al di là delle affermazioni deliranti che si smascherano da sole, mi chiedo come sia possibile che una manifestazione di chiaro stampo fascista possa svolgersi tranquillamente davanti alle scuole”.

Accanto alla foto Casapound riporta un editoriale – ripreso dal sito nazionale del movimento – che parte dall’uccisione di Gheddafi per abbozzare un parallelismo con la Lotta di liberazione del ‘43-’45 in Italia: “Non basta un Rais a fare un Duce – vi si legge – ma basta un’ora di viltà (…) per fare un partigiano” .

Lo spunto dell’articolo è la figura di Mohammed, il ragazzino con la pistola d’oro che i videotelefonini di Sirte hanno consacrato giustiziere di Gheddafi. Nell’esprimere riprovazione per la crudeltà del gesto, l’autore sterza continuamente sulle vicende storiche di casa nostra: “I partigani non sempre hanno un Duce da linciare, a volte basta un Rais pagliaccesco (…)”. Quindi quell’immagine con la scritta Anpi: scelta insolita per Casapound, più spesso incline a dribblare riferimenti diretti a fascismo e antifascismo: “Non è un attacco all’Associazione partigiani – ribatte ora Pier Paolo Mora, responsabile di Casapound Parma - sono i fatti che dicono queste cose”. La Manellli però non ci sta: “Difficile anche ribattere alle assurdità scritte, piuttosto è il luogo in cui l’episodio è avvenuto a rendere grave la cosa”. Per Mora però si è trattatto di un semplice “volantinaggio fatto da studenti… l’Anpi – si lascia sfuggire – non ha nient’altro da fare”. (marco severo)

Fonte: ParmaRepubblica

giovedì 17 novembre 2011

GIORNATA NAZIONALE DEL TESSERAMENTO


Potrai trovarci a Pianoro in via Risorgimento domenica 20 novembre alla mattina con un nostro banchetto. Per ritrovarci e conoscere nuovi iscritti

venerdì 11 novembre 2011

La chiusura del Museo di S. Anna di Stazzema e’ un affronto gravissimo all’Italia intera, alle sue radici, al suo futuro

Il Museo di S. Anna di Stazzema - dedicato alle 560 vittime della strage nazifascista del 12 agosto 1944 - da lunedì sarà costretto a chiudere a causa della decisione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali di tagliare i fondi ad esso destinati.

Tale provvedimento – che denuncia un’assoluta irresponsabilità e inadeguatezza rispetto al dovere istituzionale di tutelare e promuovere la memoria, fondamento primo del vivere civile di un Paese – è un affronto gravissimo ai martiri della barbarie nazifascista, ai loro familiari, alle italiane e
agli italiani tutti.

L’ANPI, nel denunciare fortemente questa vergognosa iniziativa del Ministero,
fa appello a tutti i democratici, agli antifascisti, ai partigiani, a tutte le coscienze sensibili affinché facciano sentire la propria voce, e dichiarino che la memoria non si tocca.

Perché il cuore della memoria batte nella democrazia, nei diritti.
Nella libertà.
 

Chi tocca S. Anna di Stazzema offende e minaccia tutto questo.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

mercoledì 9 novembre 2011

“L’Europa dei giovani sempre più a destra” E tra i partiti ‘estremi’ spunta anche al Lega


Secondo il think tank britannico Demos, i movimenti estremisti fanno sempre più adepti tra i giovanissimi. Comune denominatore, l'odio per lo straniero. E tra i partiti italiani spicca il Carroccio accumunato a Casa Pound

Nazionalisti, xenofobi e sempre più di estrema destra. Questo è il ritratto dei giovani in Europa secondo l’ultimo rapporto pubblicato ieri a Bruxelles dal think-tank britannico Demos. “The new face of digital populism” scatta la fotografia di una nuova generazione di giovani europei arrabbiati, disillusi, amareggiati ma soprattutto in disperata ricerca di identità.

Proprio la forte identità nazionale sembra il nuovo aggregatore degli under 30 nei 27 Paesi Ue, che sempre più spesso, secondo Demos, si riconoscono in movimenti o gruppi di estrema destra. A volta si tratta di veri partiti, come la Lega Nord in Italia o il Front National in Francia, ma spesso di semplici gruppi organizzati e apartitici, che anzi non disdegnano l’anti-politica. “Mentre numerosi Paesi europei hanno gli occhi puntati sulla loro economia, un’altra crisi di fiducia si prepara. In tutta l’Europa, i giovani si sentono abbandonati dai partiti tradizionali e dai loro rappresentanti e manifestano simpatia per i gruppi populisti”, avverte Jamie Bartlett, uno degli autori dei report.

Giovane è tra l’altro l’approccio allo studio stesso, realizzato in gran parte grazie a domande e risposte fatte su Facebook a circa 11mila simpatizzanti di 14 gruppi di estrema destra in undici Paesi europei, per l’Italia Casa Pound e appunto la Lega Nord. Tra i nemici comuni troviamo l’islamismo, visto da sempre più ragazzi come una minaccia che “si insinua a casa nostra”. E poi ancora la globalizzazione che “distrugge i diritti dei lavoratori”.

Ma qual è il profilo del giovane di estrema destra. Innanzitutto giovanissimo, spesso minorenne. Tre volte su quattro maschio, anche se la percentuale rosa non si può sottovalutare. Nella maggior parte dei casi lavoratore (54% dei casi), poi studente (30%), infine disoccupato (14%). Alla domanda “perché fai parte di un gruppo di estrema destra”, le risposte vanno dai valori di gruppo condivisi, all’identità, alla paura dell’immigrato.

Di sicuro la politica non è vista come la soluzione al problema. “I giovani hanno perso la fiducia nel loro governo, nelle istituzioni europee e nella giustizia. Ai loro occhi, i principali partiti politici hanno perso il contatto con la realtà, sono insipidi e lontani, incapaci di rispondere alle difficoltà che incontrano quotidianamente nella vita di tutti i giorni”, riassume Bartlett che scrive quanto sia “necessario prendere sul serio le loro inquietudini”. Infine “i responsabili politici europei devono scuotersi, ascoltare e rispondere”.

Vediamo i principali movimenti o partiti di estrema destra attivi in Europa.
Lega Nord (Italia) Rapido excursus del movimento federalista e secessionista dagli anni Novanta all’ultimo governo Berlusconi.
Bloc identitaire
(Francia). Fondato nel 2003, è un movimento di strada che vuole creare un network di movimenti regionalisti ispirandosi apertamente alla Lega Nord italiana. Si oppone al consumismo, alla globalizzazione e all’immigrazione. Diventato famoso per la “zuppa di maiale”, piatto provocatoriamente anti musulmano.
British National Party
(Gran Bretagna). Fondato nel 1982 da John Tyndall, ex leader del neo-Nazi National Socialist Movement, dal 2010 ammette solo membri bianchi. L’attuale leader ha più volte dichiarato che “L’Islam e la nostra società non si integreranno mai”.
CasaPound
(Italia). Nasce nel 2003 a Roma durante un’occupazione di studenti di estrema destra: rifiuta il libero mercato e ha tra le sue principali battaglie il diritto alla casa, motivo per cui ha organizzato l’irruzione sul set de Il Grande Fratello nel 2009.
Dansk Folkeparti
(Danimarca). Si tratta del terzo partito danese fondato nel 1995 da Pia Kjærsgaard. Ha partecipato alla stesura di molte leggi sull’immigrazione, tra cui quella che rende difficile il permesso di soggiorno per il coniuge extraeuropeo di un non danese.
English Defence League
(Gran Bretagna). Fortemente anti islamico, vive con la paura della Sharia, tant’è che i suoi membri si credono parte di una organizzazione per i diritti umani.
Front National
(Francia) fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen e oggi diretto dalla figlia d’arte Marine. Velatamente antisemita, raccoglieva alla sua nascita il supporto dei simpatizzanti della repubblica fascista di Vichy, è arrivato al ballottaggio per le elezioni presidenziali nel 2002 perdendo poi contro Chirac, appoggiato perfino dai socialisti. Il passaggio di testimone da padre a figlia ha spostato l’obiettivo della discriminazione dagli ebrei ai musulmani.
Partij voor de Vrijheid (Olanda). Fondato nel 2004 dal carismatico Geert Wilders, vede nell’immigrazione la causa principale dei problemi di welfare, alloggi, trasporti e infrastrutture pubbliche. Cerca da anni di proibire la costruzione di moschee nel Paese e di imporre una tassa alle donne che indossano il velo.
Die Freiheit
(Germania). Fondato nel 2010 dall’ex cristiano democratico René Stadtkewitz, si ispira apertamente al PVV di Wilders. In visita in Israele a fine 2010, ha firmato la “Jerusalem Declaration” per proteggere i valori occidentali giudeo cristiani dal fondamentalismo islamico.
Freiheitliche Partei Österreichs
(Austria). Fondato addirittura nel 1956, raggiunse il 26.9% dei voti nel 1999 andando al governo con i popolari. Forzatamente anti europeo, fece mettere l’Austria sotto sanzioni Ue per la sua politica razzista.
Fremskrittspartiet (Norvegia). Nato nel 1973, è finito sulle pagine dei giornali per aver ospitato nelle sue file il giovanissimo Anders Breivik, il pazzo omicida che lo scorso luglio a ucciso decine di giovani socialisti a colpi d’arma da fuoco. I membri del partito hanno preso le distanze da questo folle gesto, ma non hanno abbandonato le loro posizioni anti islamiche e xenofobe.
Perussuomalaiset (Finland). Detti “True Finns”, salgono alla ribalta politica finlandese grazie agli scandali che coinvolgono membri degli altri partiti del Paese. Xenofobi ed euroscettici, hanno opposto duramente l’aiuto economico agli Stati del sud Europa, in primis Grecia.
Sverigedemokraterna
(Svezia). Accusato inizialmente di avere legali “nazisti”, hanno abbracciato negli anni Novanta lo slogan “Mantieni la Svezia svedese”.
Vlaams Belang (Belgio). Leader è Bruno Valkeniers, il partito lotta per l’indipendenza delle Fiandre tramite secessione del Paese. Nasce dalla dissoluzione forzata del Vlaams Bloc, formazione di stampo fascista dissolta dopo l’accusa di istigazione al razzismo.

Fonte: il fatto quotidiano 

domenica 6 novembre 2011

Varese, intitolato parco al teorico del fascismo Giovanni Gentile tra le polemiche di Anpi e Pd


Questa la targa: "Al filosofo e padre della scuola italiana, assassinato il 15 aprile 1944 negli anni tristi della guerra civile e della divisione tra gli italiani". Proteste dell'Anpi e del Pd nelle scorse settimane, ma all'inaugurazione non si presenta nessuno. Il primo cittadino leghista rivendica la scelta: "Grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche"
“A Giovanni Gentile filosofo e padre della scuola italiana, assassinato il 15 aprile 1944 negli anni tristi della guerra civile e della divisione tra gli italiani”. Questa la scritta che da stamattina campeggia sulla targa di un giardino pubblico di Varese, tra il liceo classico e una scuola media.

Proprio quel Giovanni Gentile: filosofo, ma soprattutto teorico del fascismo, ministro dell’Istruzione all’inizio del Ventennio, sostenitore del regime, firmatario del “manifesto della razza” e repubblichino.

La giunta comunale di Varese ha scelto di procedere per l’intitolazione del giardino, sulla scorta di una proposta formulata nel 2005 dall’allora consiglio di circoscrizione. A fare da padrino all’evento, celebrato sotto una fitta pioggia, è intervenuto l’assessore Stefano Clerici (Pdl in quota ex An), sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine che hanno presidiato l’area nel timore di contestazioni da parte dei detrattori dell’iniziativa.

Non sono infatti mancate polemiche nelle scorse settimane, con obiezioni sollevate da parte degli esponenti dell’Anpi e del Partito Democratico: “Una decisione inopportuna – ha commentato nei giorni scorsi il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Fabrizio Mirabelli – è la figura di un intellettuale che ha aderito al fascismo che non ci va bene, un uomo che firmò il ‘Manifesto della razza’ e che aderì alla Repubblica sociale, non mi pare una scelta che unisca le varie sensibilità della città”. Totale disaccordo è stato espresso anche dall’Anpi varesina: “Fu ministro durante la Repubblica sociale italiana, voluta e sostenuta dal regime nazista. Questi fatti inducono le forze democratiche alla continua vigilanza sulle iniziative miranti a negare il valore della lotta di Resistenza che, unica, insieme agli eserciti alleati, ha garantito all’Italia libertà, democrazia e pace”.

Chi si aspettava presidi o contestazioni è rimasto però deluso. Alla cerimonia non si è visto nessuno, né un drappo partigiano, né uno striscione di protesta.

In compenso il sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana, si è detto esterrefatto per le polemiche: “E’ grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche. Stiamo ancora a parlare di fascismo e comunismo, quando fuori dai palazzi la gente è ben al di là di tali divisioni, ideologiche appunto, “care” solo agli pseudopolitici. È vergognoso a mio parere che ci si confronti in tali termini in occasione dell’inaugurazione di un parchetto”. E, ancora: “Perché sollevare questioni di pensieri buoni e pensieri cattivi? Dobbiamo ricominciare le stucchevoli discussioni se abbia fatto più danni il comunismo o il fascismo? Io credo che al di là di qualche rigurgito neoideologico a nessuno più interessi. Nel nostro Paese i valori della democrazia e della libertà sono ormai patrimonio acquisito”.

Il fatto quotidiano del 5/11/11

Dalla parte dei deboli, dei fragili, degli umiliati.


Proprio nel 150° anniversario dell'Unità Nazionale Italiana, come Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, siamo chiamati a dare il nostro contributo per la difesa della Libertà, della Giustizia e della Costituzione nata dalla Resistenza. Siamo chiamati a fare la nostra parte per restituire speranza al Paese, per farlo uscire dall'abisso d'illegalità, ignavia, malessere e decadenza in cui ci hanno fatto precipitare gli inetti, gli incapaci e i corrotti che lo governano.
Lo spirito riformatore millantato dal governo delle destre si traduce nell'ennesimo grave attacco ai più deboli, ai più esposti, ai più fragili: le pianificazioni sui licenziamenti facili, sul lavoro sempre più precario e pericoloso, sulle pensioni irraggiungibili, colpiscono i diritti conquistati dai lavoratori in decine di anni di lotte e di sacrifici.
Il fulcro della manovra dell'attuale governo, formato da soggetti ormai screditati e decadenti, e da partiti impresentabili, non più in grado di gestire la situazione di crisi, è costruito soltanto su ricatti, tagli ed espedienti. E su menzogne.
In questo modo si crea angoscia e rabbia, si istiga alla contrapposizione e alla ribellione: chi siede al governo non vuole certo la pace, anzi sembra agognare lo scontro sociale. Per questo è estremamente necessario che chi ha responsabilità istituzionali faccia finire questa miserabile legislatura, prima che il disagio sociale aumenti e che a qualcuno venga in mente di fermare la disperazione con la forza e la repressione.
Ed è incredibile che parte dell'opposizione parlamentare consideri questa manovra soltanto iniqua, soltanto un cerotto per salvare il governo: questo è un vero e proprio massacro sociale, è sale sulle ferite dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli anziani disagiati, che la crisi non hanno certo prodotto e che invece stanno pagando tutta.
E nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il ceto politico al governo della Nazione ha raggiunto il record di disapprovazione e di dissenso, con relativi disaffezione e distacco dalle regole democratiche del voto: questo è gravissimo e prelude a rischi antidemocratici e totalitari. Contro questi pericoli la parte sana del Paese deve reagire: i partiti, i sindacati, le associazioni, i movimenti che hanno come punto di riferimento Ideale la Costituzione Italiana, dovranno mettere da parte divisioni, contrasti ed egoismi per costruire un fronte democratico di rinnovamento e di ricostruzione economica, politica e morale.
Altiero Spinelli sosteneva che il virus che porta al totalitarismo non appartiene alle patologie che si chiamano incurabili, contro le quali l'organismo colpito non può fare nulla: è una malattia in cui muore l'organismo che rinuncia a difendersi, quello che accetta di morire.
Per questi motivi, l'A.n.p.i. di Pianoro sosterrà tutte le iniziative di mobilitazione unitaria che abbiano come obbiettivo le ragioni del lavoro, della crescita, della difesa dei diritti, ancora una volta negati e umiliati dalle scelte di un governo spregevole, reazionario e cialtrone.

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Sezione di Pianoro (Bo)

sabato 5 novembre 2011

Resistenza e revisionismo


Premio “Spadini”: la rabbia partigiana

di Luciano Ranzanici
Giorni fa, l´occasione per riparlare dello spinoso argomento Paolo Franco Comensoli l´ha colta nella presentazione, svoltasi nella sala consiliare di Cividate, della pubblicazione «Onorare i padri» curata dal vicepresidente delle Fiamme verdi di Brescia Roberto Tagliani. Qual´è il problema? Mantova ha ospitato nei giorni scorsi per la quinta volta la consegna di una borsa di studio alla memoria del maggiore Ferruccio Spadini, responsabile dell´ordine pubblico della guardia nazionale repubblicana in Valcamonica dal luglio del 1944, considerato un criminale e fucilato il 13 febbraio 1946 nel poligono di Mompiano.
La figura del fascista mantovano è tornata in auge grazie alla nipote, Barbara Spadini, e ricordata annualmente proprio attraverso un premio finanziato dalla fondazione che porta il suo nome (e avallato dall´Ufficio scolastico provinciale), mentre in Valcamonica i pochi partigiani rimasti e tanti civili ultraottantenni conservano ancora la tristissima memoria del personaggio.
In occasione della vernice bibliografica, Paolo Franco Comensoli, membro del Comitato permanente della celebrazione del 25 Aprile e custode delle testimonianze e dei valori resistenziali dello zio don Carlo, ha manifestato tutta la sua indignazione, che naturalmente è anche quella delle Fiamme verdi, per l´iniziativa che si ripete a Mantova. Particolare ancora più triste, la borsa di studio alla memoria del fascista viene assegnata a uno studente dell´Istituto comprensivo «Luisa Levi», una ragazza ebrea di 14 anni morta nel campo di sterminio di Bergen Belsen.
Alla prima «uscita» del riconoscimento, Comensoli si schierò apertamente contro l´iniziativa, e il consiglio d´istituto deliberò il ritiro del premio. Che però è stato puntualmente riproposto l´anno successivo. Il mese scorso a Mantova il riconoscimento è stato assegnato nella sede dell´Ufficio scolastico provinciale, seguito da una lettera di protesta di Guido De Carli, presidente nazionale della Federazione Volontari per la Libertà, e di Agape Nulli Quilleri, presidente delle Fiamme verdi di Brescia.
Nello scritto i due ex partigiani chiedono «a nome di tutti i caduti per la libertà, molti dei quali morti sulle montagne della Valcamonica dove operò il gerarca Spadini, ai massimi rappresentanti delle istituzioni scolastiche che si dissocino formalmente e pubblicamente dalle farneticanti rivendicazioni circa la “patente” istituzionale assegnata al premio Spadini da parte dell´Ufficio scolastico regionale e delle sue diramazioni territoriali, e altresì - continua lo scritto - che in futuro nessun organismo scolastico facente capo all´Usr della Lombardia conceda alcuna collaborazione di natura istituzionale ai promotori del premio, che ha come scopo manifesto quello di promuovere un nostalgico revisionismo neofascista».


BRESCIAOGGI, 4 NOVEMBRE 2011

venerdì 4 novembre 2011

Prati Fiscali, aggrediti militanti Pd

"Ammazzate i comunisti, poi le botte"
"Picchiati mentre affiggevano dei manifesti da una decina di persone. Uno di loro è stato identificato e denunciato. Cinque ricoverati e ferito anche capogruppo del Pd del municipio IV, Paolo Marchionne"
"Uccidete i comunisti". E poi giù le botte. Il capogruppo del Pd del municipio IV, Paolo Marchionne, e alcuni militanti democratici sono stati aggrediti questa notte a Roma, in via dei Prati Fiscali. "Un agguato squadrista - denunciano - con tanto di mazze di legno e barre d'acciaio". E' successo attorno all'1.40, mentre il gruppo stava affiggendo delle locandine contro la mafia.

"Con caschi e a volto coperto, una decina di loschi individui li hanno assaliti. In cinque sono stati ricoverati per le lesioni riportate al Sandro Pertini e al policlinico Umberto I. Avvertito dal capogruppo municipale ho raggiunto via dei Prati Fiscali - dice in una nota il consigliere Marco Palumbo - dove ho trovato Paolo Marchionne grondante sangue e anche gli altri giovani picchiati. E' stato solo grazie al tempestivo intervento di una volante dei carabinieri che gli aggressori si sono dati alla fuga. Uno di loro è stato anche identificato e denunciato. Il bollettino medico è un bollettino di guerra, con diversi punti alla testa e allo zigomo e due braccia rotte. I giovani sono stati comunque ricoverati e tenuti in osservazione per 12 ore. Quanto accaduto è di una gravità inaudita - continua - siamo stanchi davvero del clima di terrore che certi movimenti di estrema destra parafascista hanno creato nel municipio IV, e chiediamo al sindaco una risposta ferma e chiara e l'isolamento di tali gruppi". Per questo motivo è stata convocata dal Pd del IV municipio e dal gruppo consiliare municipale, con la presenza del segretario comunale Marco Miccoli, una conferenza stampa alle ore 12 presso la sede in piazza Sempione.

"Erano armati di bastoni e mazze e ci hanno picchiato. Io e altri quattro compagni siamo ricoverati in ospedale''. racconta il capogruppo del Pd in IV municipio, Paolo Marchionne. ''Eravamo in cinque, io e altri quattro ragazzi appartenenti ai Giovani Democratici del municipio e siamo stati aggrediti da una dozzina di persone mentre attaccavano manifesti contro la mafia'', ricorda Marchionne. ''Siamo stati presi a bastonate a causa della nostra appartenenza politica'', hanno detto i militanti del Pd ai carabinieri. Due dei quattro ragazzi sono stati trasportati all'Umberto I, in codice giallo e verde. Entrambi hanno riportato escoriazioni e contusioni.

"Una violenza aberrante" per il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che ha voluto esprimere tutta la mia solidarietà e quella dell'amministrazione provinciale al capogruppo del Pd del IV municipio di Roma e agli altri militanti democratici. "Giovani ragazzi che hanno a cuore la politica, l'impegno civico, il bene della città sono stati aggrediti da una 'squadraccia' che ha messo a rischio le loro vite. Così non può andare, la Capitale non può ripiombare in un clima di odio e intolleranza che ricorda una stagione cupa e dolorosa che nessuno intende tornare a vivere. A Roma deve essere sempre garantita l'agibilità democratica . continua Zingaretti - Mi auguro che gli inquirenti facciano al più presto chiarezza su quanto accaduto, in maniera decisa, individuando i responsabili e le motivazioni alla base di un atto gravissimo che merita la più ferma condanna da parte di tutte le istituzioni. In un Paese democratico è inaccettabile che non ci sia la possibilità di esprimere le proprie opinioni politiche".

"Un grave attacco squadrista, lo ha definito il vice presidente del Senato e commissario del Pd Lazio Vannino Chiti. "Un vero e proprio agguato quello di questa notte che ha visto protagoniste una decine di persone, dalle prime indiscrezioni vicine a movimenti di estrema destra. L'
aggressione a dei militanti è una vera e propria aggressione alla democrazia per questo mi auguro che si faccia sentire forte e chiara la voce di condanna da parte delle istituzioni e di tutte le forze politiche. Chiediamo infine che venga fatta piena luce sulla vicenda'', ha attaccato Umberto Marroni, capogruppo Pd in Campidoglio.

"Un episodio gravissimo, forse uno dei più  gravi avvenuti di recente, e solo per una pura causalità, una volante che è passata di là ha messo in fuga gli aggressori''. Così Marco Miccoli segretario del Pd di Roma ha commentato l'aggressione questa notte ai danni di cinque militanti del Pd. ''La matrice stavolta è chiara, gli aggressori erano preparati militarmente con caschi, spranghe e bastoni, credo saremo in grado di fornire elementi agli inquirenti per identificarli - dice Miccoli - La situazione in quarto municipio ormai è da stato d'emergenza: l'agibilità democratica manca da quando Casa Pound e altre formazioni di estrema destra si sono insediate stabilmente in quel municipio percependo un elemento di impunità''. ''Questa cosa adesso va rimossa - ha concluso il segretario del Pd di Roma - le autorità competenti devono fare del tutto per consegnare alla giustizia questi vigliacchi e per far tornare in quarto municipio l'agibilità democratica. Noi risponderemo con mobilitazioni democratiche e pacifiche ma la nostra pazienza è finita, c'è un clima pericolosissimo e intollerabile per tutta la città''. Il consigliere del Pd capitolino Dario Nanni ha chiesto al sindaco Alemanno "che il Comune si costituisca parte civile contro questi criminali figli di un clima di violenza che sta montando impetuosamente in città".

Anche il sindaco ha espresso "ferma condanna per la vile aggressione avvenuta questa notte ai danni del capogruppo del Pd del IV Municipio e di alcuni militanti; a tutti loro desidero esprimere la mia solidarietà personale e quella di tutta la cittadinanza. Roma Capitale è sempre in prima linea contro la violenza politica e - prosegue Alemanno - come abbiamo già ribadito più volte, non è tollerabile che sul suo suolo avvengano atti di questo tipo. Il IV municipio ha già saputo rispondere in passato in modo bipartisan condannando senza indugi ogni tipo di aggressione e di intolleranza". Solidarietà alle vittime anche dalla maggiornaza in Campidoglio, dall'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma, al capogruppo Pdl, Luca Gramazio.

Il deputato del Pd, Enrico Gasbarra ha inviato "una interpellanza urgente al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, perché è necessario intervenire immediatamente per mettere fine a questa violenza estremista, di natura politica". Mentre per il capogrupo del Pd della Provincia di Roma Emiliano Minnucci, "le forze politiche antifasciste, le associazioni, i cittadini; tutti devono far sentire la propria voce e avviare una mobilitazione costante. Non accettiamo che la città si trasformi in covo di queste pericolose formazioni mentre il Comune resta a guardare. Sul tema presenterò oggi stesso una mozione in consiglio provinciale".

martedì 18 ottobre 2011

Serve una nuova legge Reale?

Da "625 Libro bianco sulla Legge Reale" - pp. 169-182
Ricerca sui casi di uccisione e ferimento "da legge Reale"
a cura del Centro di iniziativa Luca Rossi


Vittime della legge Reale divise per anno

Tabella 1
AnnoMortiFeritiTotale
1974 (1)71623
1975 (2)10313
197617926
1977152237
1978191029
1979204060
1980122840
1981193049
1982172744
1983122537
1984191635
1985173956
1986243357
1987223456
1988203050
1989 (3)112536
Totale254371625
Nota 1: Il 1974 è l'anno precedente all 'introduzione della legge Reale (i dati del 1974 non entrano nel computo complessivo). Nota 2: Le rilevazioni del 1975 vanno da giugno a dicembre e sono quindi da rapportare a sei mesi.
Nota 3: Le rilevazioni del 1989 sono relative ai primi sei mesi, da gennaio a giugno.

La tabella n. 1 indica la quantità dei casi verificatisi anno per anno a partire dal 1974. E' evidente che le quantità registrate presentano un andamento irregolare nel periodo dal giugno 1975 al giugno 1989, che non ci permette di definire una curva di tendenza. Se escludiamo il '75, il cui dato è rapportato solo a 6 mesi (vedi nota 2), abbiamo nel triennio dal '76 al '78 una punta massima di 37 casi nel '77 rispetto al dato medio degli anni '76 e '78 (rispettivamente 26 e 29 casi), dovuta al verificarsi di duri scontri di piazza provocati dall'intransigente e repressivo comportamento del governo e delle forze dell'ordine durante l'anno. A questo riguardo, andrebbe considerato anche il rilevante “numero oscuro" dei manifestanti feriti dai colpi delle forze dell'ordine ma non recatisi negli ospedali, onde evitare possibili conseguenze penali.
Nel 1979 il numero delle vittime giunge a 60; pur non pretendendo di fornire alcuna spiegazione a questo rilievo (tantomeno in termini di causalità meccanica), vorremmo ricordare che il '78 è un anno cruciale per le politiche di repressione: vengono emanate nuove misure di ordine pubblico; avviene il rapimento dell'on. Moro che ricompatta lo schieramento politico-istituzionale, schiacciando e riducendo ogni forma e possibilità di dissenso; si tiene il referendum che respinge la proposta abrogativa della legge Reale. Da quell'anno in poi si manifesta un trend discontinuo che però non scende mai al di sotto dei 35 casi annui.
Particolare non secondario è che dal 1985 il numero dei casi si stabilizza su punte molto elevate e possiamo notare un concomitante innalzamento dei decessi.

In 685, il “libro bianco sulla legge Reale” compilato e pubblicato nel 1990 dal Centro di Iniziativa Luca Rossi di Milano, vi sono un impressionante computo/catalogazione dei “morti da legge Reale” nel periodo 1975-90. Alcuni esempi:



“Caso n.206, 07-01-81, Roma: Laura Rendina, 28 anni… La ragazza si era fermata in auto con altri parenti vicino all’abitazione della famiglia Moro e di altri politici, quando sente battere ai finestrini e si trova puntata una pistola. Presa dal panico riparte, ma viene raggiunta da colpi sparati all’impazzata. Forze dell’ordine: Digos. Fonte: Paese Sera.”

“Caso n.208, 12-01-81, Firenze: Roberto Panicali Frosali, 32 anni… Stava ritornando in banca dopo l’intervallo a bordo del suo motoscooter, quando viene ucciso da una raffica di mitra sparata da un agente di sorveglianza, che dichiara che il colpo è partito accidentalmente, poiché il mitra si era impigliato nel giaccone. Forze dell’ordine: vigilantes. Fonte: La Nazione.”
“Caso n.233, 26-07-81, S. Benedetto del Tronto (AP): Ennio Illuminati, 35 anni… Viene ucciso da tre colpi di pistola sparati da un agente della Digos. In compagnia della sua fidanzata, non si era fermato al posto di blocco istituito da agenti in borghese e, temendo di essere vittima di maleintenzionati, aveva cercato di fuggire. Forze dell’ordine: Digos. Fonte: Radicali.”

“Caso n.338, 06-02-84, Torino: Renato Cavallaro, 44 anni… Durante l’inseguimento di un ricercato, un poliziotto in borghese a bordo di un’auto civile si ferma ad un semaforo rosso, scende e, in posizione di tiro, spara alcuni colpi. Un operaio, che si trova all’uscita di una cabina telefonica, viene ucciso. Forze dell’ordine: polizia in borghese. Fonte: La Stampa”.

“Caso n.622, 27-06-89, Nave (BS): Claudio Ghidini, 19 anni… Un’auto con tre giovani a bordo viene fermata dai carabinieri per un controllo. Un milite intima a Ghedini di salire sulla sua auto: il giovane si rifiuta per aspettare gli amici, ma viene preso a schiaffi e poi ucciso da un colpo di pistola alla testa. Forze dell’ordine: carabinieri. Fonte: Il Giorno. ”

Non è sicuramente reprimendo che si può evitare la violenza, questo tipo di violenza vistasi a Roma sabato scorso. Oggi serve che rinasca la politica, non da avanspettacolo, deve rinascere la politica che sappia dare risposte a tutta la società e non solo a una parte di essa.

La politica deve riappropriarsi di quelle tematiche che sono state abbandonate perchè non produttive in termini economici, come l'istruzione, la sanità, il diritto al lavoro.

Tematiche lasciate agli interessi dei privati e non del pubblico.

Non è un caso, che la violenza riemerga quando ai giovani e a chi non ha più speranze non vengano date risposte, gli episodi di Londra, le ribellioni delle periferie parigine nascono dalla disperazione e se non si sa ascoltare e non si sa dare risposte a questa crescente domanda, paura, disperazione non ci sarà nessuna legge Reale in grado di contrastare la violenza dei senza risposte.

Paolo Corazza




venerdì 14 ottobre 2011

Ennesimo caso di revisionismo strisciante

Radio 2 telegiornale delle 12.30, per approfondire il fatto di cronaca inerente alla seduta della camera dove le opposizioni sono uscite, il giornalista intervista il solito esperto dottorato di storia.
Si parla di "Aventino" in pochi minuti si ripercorre il significato di questo termine partendo dall'antica Roma per arrivare con poche e stringate parole all'episodio del 1924 quando i parlamentari dell'opposizione per protesta si riunirono in una sala di Montecitorio.
Lo storico ha solo parlato dell'episodio dicendo che era una protesta contro il partito che governava allora la nazione il Partito Nazionale Fascista.
Non ha precisato il perchè di questa scelta, non ha ricordato il clima di tensione all'interno del paese.
Era il 1924 a due anni dalla Marcia su Roma di Mussolini, in quell'anno si erano svolte le elezioni dove il PNF ottiene con una legge truffa il 64% dei voti.

Il 10 giugno a Roma viene assasinato Giacomo Matteotti, parlamentare socialista che aveva denunciato le violenze delle squadre fasciste alle precedenti elezioni, 

Il 13 giugno Mussolini parlò alla Camera dei deputati, affermando di non essere coinvolto, ma anzi addolorato; al termine il Presidente della Camera Alfredo Rocco aggiornò i lavori parlamentari sine die, annullando di fatto la possibilità di risposta da parte dell'opposizione all'interno del Parlamento.
Il 26 giugno i parlamentari dell'opposizione si riunirono in una sala di Montecitorio, oggi nota come sala dell'Aventino, decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti.
L'anno successivo inizia la dittatura del fascismo in Italia.

E' triste vedere in un servizio pubblico, disinformazione sugli episodi della nostra storia.

Paolo Corazza













martedì 11 ottobre 2011

La mobilitazione contro la proposta di legge 3442 (“Fontana”)

Non cessa la mobilitazione dell’ANPI per impedire che la proposta di legge 3442 - tesa a riconoscere giuridicamente, e quindi finanziare, anche quelle associazioni combattentistiche che si richiamano agli ideali della RSI - venga approvata dal Parlamento. Grazie all’impegno dei Comitati Provinciali e delle Sezioni ANPI, Consigli Comunali, Provinciali e Regionali stanno approvando Ordini del Giorno di protesta indirizzati alla Presidenza della Camera e del Senato. Abbiamo notizia di Odg di: Consiglio Provinciale di Bologna, Consiglio Comunale di Udine, Consiglio Comunale di Torino, Consiglio Provinciale di Trieste, Consiglio Comunale di Savona, Consiglio Comunale di Scandicci (FI), Consiglio Comunale di Sant’Arcangelo di Romagna (RN), Consiglio di Zona 6 di Milano, Consiglio Comunale di Civitella di Romagna (FC), Consiglio Regionale dell’Umbria, Consiglio Provinciale di Pavia. Hanno inoltre espresso solidarietà e manifestato impegno con una lettera all’ANPI il Sindaco e il Presidente della Provincia di Pistoia. Ulteriori dettagli sulla mobilitazione dell’ANPI, le prese di posizioni pubbliche del Comitato Nazionale e del Presidente Carlo Smuraglia sono disponibili su: http://www.anpi.it/a469 e su http://www.anpi.it/a492

giovedì 29 settembre 2011

L'ANPI Provinciale sulla nuova provocazione dell'on. Garagnani

Noi bolognesi siamo abituati al “revisionista” Garagnani ed alle sue “sparate” contro i valori della Resistenza e della Lotta di Liberazione.

E quindi sappiamo che spesso l’onorevole del PDL interviene più per far rumore che per la sostanza dei fatti.

Però questa volta la sua provocatoria iniziativa è stata fatta propria dal governo nazionale e questa è un'altra cosa.

Vogliamo ricordare a Fabio Garagnani ed a chi lo sostiene che non può esservi il 18 aprile 1948 se prima non vi fosse stato il 25 aprile 1945 giorno della Liberazione che rappresenta la data finale della sconfitta del nazifascismo e dalla quale si sono venute a creare le condizioni per tornare a votare, comprese le donne alle quali prima non era consentito.

Gli ricordiamo inoltre che i padri costituenti raccolsero l’esempio del CLN unitario nazionale nel dare vita alla Costituzione democratica vigente nel nostro Paese che recentemente è stata molto attaccata proprio per distruggerne i valori di giustizia e democrazia che rappresenta.

Troppo facile per noi raccomandare all’onorevole Garagnani di studiare meglio la storia invece che inveire contro alcune scuole bolognesi ree di insegnare anche la nostra storia contemporanea.

Noi dell’ANPI provinciale di Bologna ribadiamo che il nostro compito è quello di salvaguardare gli insegnamenti della Resistenza e della Costituzione e per questo siamo molto collegati con le scuole del nostro territorio per portare la nostra testimonianza alle giovani generazioni che rappresentano il nostro futuro.

Pertanto se il governo intenderà andare avanti con questa provocazione troverà la piena opposizione dell’ANPI e di migliaia di cittadini democratici.

sabato 17 settembre 2011

Blood and Honour Italy

L'evento era di quelli da non perdere, I venticinque anni del VFS cioè del più antico e organizzato gruppo neonazista di questo Paese, la succursale italica della più grande e pericolosa rete di estrema destra internazionale (Blood and Honour), un netework i cui attivisti si sono resi protagonisti di disordini e violenze a sfondo razziale, anche omicide (in particolare nell'europa dell'est ed in sud america) e che conta gruppi affiliati in più di trenta paesi.
Ma quest'anno, in quel di Revine Lago – nei pressi di Vittorio Veneto -, oltre al consueto raduno del white music e alla rimpatriata con camerati spagnoli e tedeschi (ricordiamoci che il VFS è stato spesso lo spezzone straniero più numeroso nei grandi eventi neri, a livello europeo, come la Marcia per Rudolf Hess) c'è qualcosa di più.
Lo spaesamento, quando non la completa decadenza, della galassia naziskin italiana negli ultimi anni è stato significativa: troppo forte, a destra, l'appel mediatico di gruppi come Casa Pound, troppo poco significative l'entrismo nella compagine del PDL di esperienze come la scissione dalla FiammaTricolore e l'ingresso ne La Destra di Storace, operata da Piero Puschiavo , non a caso il vecchio leader-fondatore del VFS, l'anno scorso.
Se a questo poi si aggiungono i problemi giudiziari e l'isolamento della componente naziskin romana e il continuo frazionismo interno del vecchio bastione milanese (la galassia Hammer Skin), una istantanea della scena bonheads italiana è alquanto deludente. Un palco e un ruolo il VFS lo dà ancora a Maurizio Boccacci (ex leader di Movimento Politico, poi di Base Autonoma ed ex dirigente di Fiamma Tricolore), ora ispiratore di Militia, micro-organizzazione la cui unica attività è stata quella di affiggere per Roma striscioni antisemiti, razzisti e contro il sindaco Alemanno ma anche contro altre organizzazioni neofasciste.
Ancora una volta quindi tocca alla componente veneta fare bilanci e rilanciare progetto e discorso , specie in un anno in cui la Crisi Globale, nella semplicistica lettura politica di fase di questi neonazisti, non fa che esasperare il controllo delle "elites giudaico-bancarie" sulle vite dei cittadini dell'Europa bianca e cristiana ed il melting pot, figlio della globalizzazione, inonda le nostre coste di migranti incapaci di integrarsi nella nostra cultura, come dimostrano i riot di Londra di questa estate.
Significativi furono gli adesivi, a firma VFS, comparsi a Padova ed in altre città del veneto: “Droga/Stupri/Morte, il nostro futuro sbarca a Lampedusa” o le prese di posizione in favore del nazionalismo serbo e in ultimo in solidarietà all'eurodeputato leghista Mario Borghezio per le sue dichiarazioni “comprensive” verso Anders Behring Breivik, responsabile della strage di Utoya e dell'autobomba a Oslo del 22 Luglio scorso.
Dunque, come pomposamente afferma Giordano Caracino, giovane portavoce del VFS succeduto 3 anni fa a Piero Puschiavo, “squillino le trombe, l'adunata è chiamata”, l'invito era rivolto alle “realtà vicine al frastagliato arcipelago della destra radicale italiana, col preciso intento di dar vita ad una 3 giorni di dibattiti e confronti sull’ attuale situazione che investe un’intera area politica ed una comunità umana”.
La risposta non si è fatta attendere: in cartellone c'erano infatti due tavole rotonde: la prima “Europa sconfitta?”, l’incontro a cui doveva partecipare anche l’On. Borghezio, in cui figurano tra i relatori Argo Fedrigo (presidente del “ Comitato di Liberazione Monetaria”), Mario Consoli (difensore di diversi teorici revisionisti), Adriano Tilgher (storico esponente di partitucoli e iniziative neofasciste, attualmente in forza a “La Destra”), Antonio Venier, dei “nazionalisti serbi” . La seconda invece dal titolo “Idee e Comunità tra strada e web, realtà a confronto”, momento presieduto da Maurizio Boccacci. Presenti le principali realtà neonaziste italiane: dai pugliesi di Apulia Skinheads a Lealtà ed Azione ( la testa politica del neonazismo milanese della vecchia Skinhouse), da Sardinia Skinheads ( gli organizzatori del festival estivo di RAC- music "Sei diventata nera") all'associazione Giustizia-Giusta (creatura di una vecchia conoscenza della strategia della tensione, recentemente scomparsa, Paolo Signorelli), dai nazimaoisti veronesi di Alternativa Antagonista al centro culturale Ritter ( vero e proprio spazio comune della destra milanese dalla Lega Nord agli HammerSkin), ai romani di SPQR-skinheads.
Alla finestra ma comunque della partita anche Casa Pound e Forza Nuova, che hanno partecipato al'incontro con la presenza di due associazioni di loro prossimità, rispettivamente Popoli e Cervantes, d’altronde entrambe le organizzazioni hanno condiviso con il VFS percorsi comuni (CasaPound ed il VFS sono stati insieme in Fiamma Tricoloare fino al 2008). Da notare anche la partecipazione dell’associazione e libreria romana “Raido”,che si muove in maniera trasversale nel variegato arcipelago della destra radicale da quella di governo a quella più tradizionalista ed oltranzista.
Cosa cambierà dopo questo meeting? Una nuova vitalità e voglia di fare sembra attraversare i network di naziskin italiani: all’indomani della chiusura dell’incontro veneto è stato annunciato per il 28 e il 29 ottobre, il 28 è l’anniversario della Marcia Su Roma, il primo raduno della divisione nazionale del network “Blood and Honour” nella Skin House di Roma. La Skin House di Roma altro non è che “Casa Italia Colleverde”, occupazione di Casa Pound animata dagli S.P.Q.R Skin veterani del circuito bonehead della capitale. Casa Pound, che ha costruito un immagine pubblica molto diversa da quella del naziskin, non riesce quindi al di là delle operazioni di facciata a rompere veramente con le sue radici ben piantate nella storia di organizzazioni neofasciste e naziskin come Movimento Politico e Base Autonoma. Chissà che diranno di questa iniziativa i padrini politici di Casa Pound nel Pdl e nel Comune di Roma che hanno coccolato e innaffiato di soldi e patrocini i “fascisti del terzo millennio”?!

Fonte: Valerio Renzi , Elia Rosati  -  Osservatorio democratico  -  12/09/2011

sabato 10 settembre 2011

L'A.n.p.i. di Pianoro al fianco di Genova Antifascista


A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.i. di Genova hanno diffuso un comunicato nel quale respingono con forza il proposito di fare svolgere il raduno razzista e neonazista annunciato dal "partito nazionalista italiano" per il 22 e 23 settembre a Genova.
A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.l. sottolineano come in questa estate rovente, fatta di infinite , manovre finanziarie che hanno il sapore di rappresaglie punitive nei confronti delle persone oneste, delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati, di tutti i contribuenti che pagano le tasse, nessuno sentiva la mancanza delle deliranti parole d'ordine pronunciate da neo nazisti come Gaetano Saya e i biechi individui del suo sedicente "partito nazionalista italiano", che facendosi fotografare in divise che richiamano quelle dei gerarchi nazisti, dichiarano di aver rifondato il Msi-Dn (senza nessuna denuncia da parte degli ex-missini...) adottando il simbolo di un sole nero al posto della svastica e il motto "Nobiscum Deus", tanto simile al "Gott mit uns" dei nazisti. Saya e i suoi squadristi ce l'hanno ovviamente con "gli omosessuali, gli ebrei, i comunisti e gli stranieri, peggio se "negri".
In pieno agosto è pervenuta la dichiarazione del parlamentare Scilipoti, esperto nel rapido cambiamento di casacche, che si proclama onorato di aderire, senza pudore o vergogna, al movimento neonazista di G. Saya, già peraltro sostenitore di S. Berlusconi.
E' impossibile non ravvisare in questa situazione difficile che stiamo vivendo, sia a livello economico che politico e sociale, come vi sia un'atmosfera che perdura ormai da troppo tempo e che facilita l'operare di troppi loschi e pericolosi figuri sulla scena italiana. Ci sono parlamentari della destra che propongono di cancellare la disposizione Costituzionale che impedisce la rinascita del partito fascista, altri che cercano di cancellare la storia, equiparando la dittatura con la Libertà, i carnefici con le vittime, i Partigiani della Resistenza con i criminali fascisti complici dei nazisti. E' stato appena respinto in Parlamento, con grande fatica, un decreto legge che con l'assurdo alibi del risanamento economico, voleva cancellare le festività laiche del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno: in realtà si voleva e si vuole ancora cancellare la Memoria storica del popolo italiano e il suo senso di Identità.
A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.l. chiedono che le istituzioni locali e nazionali esprimano esplicitamente l'indisponibilità ad ospitare manifestazioni e appuntamenti che hanno come obiettivo la diffusione dell'odio razziale e chiedono inoltre una netta presa di distanza da parte di coloro che rappresentano il Governo italiano e che vergognosamente subiscono il fascino di movimenti illegali come quelli di estrema destra, dichiaratamente neofascisti.
Genova è città democratica. Antifascista e simbolo della Resistenza: siamo certi saprà ancora una volta rispondere con civiltà, ma con indispensabile fermezza, a chi vuole seminare odio, intolleranza e violenza .

domenica 31 luglio 2011

2 AGOSTO 1980


Sono passati trentuno anni dalla strage del 2 agosto 1980.  

La bomba che esplose nella sala d’aspetto della Stazione di Bologna costò la vita a 85 persone, vittime inermi e innocenti di quell’ atroce crimine neofascista.    
                                                                                                                     
Da quel giorno abbiamo assistito a incredibili depistaggi e vergognose menzogne di Stato, volte a coprire e proteggere i mandanti della strage, così come è avvenuto per tutte le stragi che hanno insanguinato il Paese negli ultimi decenni del secolo scorso.   
                                                                                                           
Ancora oggi non riusciamo ad avere nessuna verità e nessuna giustizia.  

E il progetto è sempre lo stesso : non esiste miglior sistema per esercitare al meglio il controllo delle menti e dei cuori di una popolazione, che utilizzare il deterrente della paura e del terrore.

 I governi che si sono susseguiti in questi trent’anni non hanno mai perseguito l’etica della verità  e le tante bugie, le negligenze, le corruzioni, le violenze, ci consegnano oggi un Paese impaurito, sfiduciato e ipocrita, sull’orlo di una involuzione e una degenerazione civile molto pericolosa.

Ma non può certo essere la paura ad annichilire un Paese nato dalla Resistenza e dalla lotta antinazista e antifascista : è possibile e indispensabile opporsi a tutto questo, ricreando e difendendo spazi di libertà, di partecipazione e di solidarietà, in cui la Memoria non sia vissuta soltanto come cerimonia, ma venga intesa come pratica concreta di confronto e di lotta democratica, come antidoto al terrorismo, al neo fascismo e ai rischi autoritari connessi.

L’A.n.p.i. di Pianoro denuncia quindi, con forza, ogni manipolazione revisionista, si unisce al corteo che martedì 2 agosto raggiungerà la Stazione di Bologna e partecipa alle celebrazioni, al fianco  dell’Associazione tra i familiari della strage e a tutti i sinceri democratici che non vogliono dimenticare l’orribile crimine neofascista, rilanciando la necessità e l’urgenza di una società diversa da quella attuale, libera dalla paura e dal terrore.