sabato 5 novembre 2011

Resistenza e revisionismo


Premio “Spadini”: la rabbia partigiana

di Luciano Ranzanici
Giorni fa, l´occasione per riparlare dello spinoso argomento Paolo Franco Comensoli l´ha colta nella presentazione, svoltasi nella sala consiliare di Cividate, della pubblicazione «Onorare i padri» curata dal vicepresidente delle Fiamme verdi di Brescia Roberto Tagliani. Qual´è il problema? Mantova ha ospitato nei giorni scorsi per la quinta volta la consegna di una borsa di studio alla memoria del maggiore Ferruccio Spadini, responsabile dell´ordine pubblico della guardia nazionale repubblicana in Valcamonica dal luglio del 1944, considerato un criminale e fucilato il 13 febbraio 1946 nel poligono di Mompiano.
La figura del fascista mantovano è tornata in auge grazie alla nipote, Barbara Spadini, e ricordata annualmente proprio attraverso un premio finanziato dalla fondazione che porta il suo nome (e avallato dall´Ufficio scolastico provinciale), mentre in Valcamonica i pochi partigiani rimasti e tanti civili ultraottantenni conservano ancora la tristissima memoria del personaggio.
In occasione della vernice bibliografica, Paolo Franco Comensoli, membro del Comitato permanente della celebrazione del 25 Aprile e custode delle testimonianze e dei valori resistenziali dello zio don Carlo, ha manifestato tutta la sua indignazione, che naturalmente è anche quella delle Fiamme verdi, per l´iniziativa che si ripete a Mantova. Particolare ancora più triste, la borsa di studio alla memoria del fascista viene assegnata a uno studente dell´Istituto comprensivo «Luisa Levi», una ragazza ebrea di 14 anni morta nel campo di sterminio di Bergen Belsen.
Alla prima «uscita» del riconoscimento, Comensoli si schierò apertamente contro l´iniziativa, e il consiglio d´istituto deliberò il ritiro del premio. Che però è stato puntualmente riproposto l´anno successivo. Il mese scorso a Mantova il riconoscimento è stato assegnato nella sede dell´Ufficio scolastico provinciale, seguito da una lettera di protesta di Guido De Carli, presidente nazionale della Federazione Volontari per la Libertà, e di Agape Nulli Quilleri, presidente delle Fiamme verdi di Brescia.
Nello scritto i due ex partigiani chiedono «a nome di tutti i caduti per la libertà, molti dei quali morti sulle montagne della Valcamonica dove operò il gerarca Spadini, ai massimi rappresentanti delle istituzioni scolastiche che si dissocino formalmente e pubblicamente dalle farneticanti rivendicazioni circa la “patente” istituzionale assegnata al premio Spadini da parte dell´Ufficio scolastico regionale e delle sue diramazioni territoriali, e altresì - continua lo scritto - che in futuro nessun organismo scolastico facente capo all´Usr della Lombardia conceda alcuna collaborazione di natura istituzionale ai promotori del premio, che ha come scopo manifesto quello di promuovere un nostalgico revisionismo neofascista».


BRESCIAOGGI, 4 NOVEMBRE 2011

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