venerdì 31 dicembre 2010

SIAMO TUTTI PASTORI SARDI

Tentare di approdare sul territorio italiano che sia sbarcando da un barcone come clandestini o richiedenti asilo o da una nave di linea come cittadini che vogliono manifestare liberamente, è impresa ardua e soprattutto pericolosa, da reprimere preventivamente con la forza. Nessuna ragione di ordine pubblico può spiegare quello che è avvenuto a Civitavecchia, dove potenziali manifestanti sono stati preventivamente bloccati con la forza dalla polizia e sequestrati. Non si è trattato di sedare i soliti disordini di una manifestazione, si è andati oltre: si è impedito a donne, uomini, bambini e anziani di salire su pullman da loro prenotati e sui treni, si sono confinate queste persone in uno spazio ledendo le più elementari norme di libertà e democrazia, il tutto con l'uso della forza, della violenza, della costrizione fisica. In un batter d'occhio si sono stralciati tre diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione: il diritto per ogni cittadino di circolare liberamente in tutto il territorio nazionale; il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi; il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero. I pastori sardi non erano black block con il volto coperto: erano e sono lavoratori che vivono sulla loro pelle la drammaticità di una crisi devastante. E' come se ad essere presi a manganellate fossimo stati ognuno di noi: quanto è accaduto deve preoccupare tutti perché è un ulteriore pesantissimo passo indietro rispetto alla concezione dei diritti civili, sempre più lontana dalla cultura di libertà su cui si fonda la nostra democrazia costituzionale. Ma non si chiama “dittatura” l'ordinamento in cui diventa impossibile esprimere il proprio pensiero critico e il proprio dissenso politico. Un Governo che risponde con la violenza ai problemi sociali non è (più) un governo democratico. 

Mariangela Mombelli

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