domenica 29 aprile 2012
25 APRILE 2012 - Intervento del 25 aprile in Piazza dei Martiri della Presidente Silvia Ferraro
Siamo qui a commemorare la data del 25 aprile, e ciò che rappresenta. E’ il ripetersi di un incontro che ci aiuta a ricordare un momento fondamentale della nostra Storia, la rinascita del nostro Paese, la nostra Costituzione e la libertà ma forse, mai come oggi, è anche la celebrazione necessaria di un ricordo straordinariamente importante.
Perché in Italia, paese dalla memoria storica labile e incerta, dopo 67 anni dalla Liberazione, riuscire ancora ad onorare i Partigiani che hanno combattuto e che hanno scarificato tutto per liberarci dal fascismo, è cosa francamente eccezionale.
E’ importante ricordare perché sono sempre meno coloro che possono raccontare e sempre di più coloro che danno per scontato il diritto ad essere liberi, come se fosse qualcosa acquisita per sempre e a cui non occorre pensare, mentre invece la libertà è sempre una conquista quotidiana e faticosa, perché significa rifiutare ogni forma di oppressione, di fascismo, di discriminazione e di violenza.
E’ compito nostro ricordarlo a noi stessi e a coloro che l’hanno dimenticato, riportando la memoria ai fatti che hanno visto la nascita del Fascismo e a coloro che al Fascismo si opposero pagando anche con la vita.
E’ evidente la crisi politica e sociale nella quale viviamo.
Una situazione che tende a mettere i vecchi contro i giovani e questi ultimi in uno stato di enorme difficoltà per mancanza di lavoro e per il rischio di perdere la speranza nel proprio futuro.
E’ una situazione di estremo pericolo che rischia di far divenire la paura il sentimento fondamentale e diffuso fra tutti e che assomiglia in modo inquietante a quella degli anni che videro la nascita e lo sviluppo del Fascismo in Italia.
Gli sforzi di un’Associazione come l’ANPI devono essere rivolti ad impedirlo, ad iniettare, per quanto è possibile, nella Società, la speranza che reagire, resistere sia non solo possibile ma utile e necessario.
Mai come oggi il divario tra ricchi e poveri è stato così significativo.
E la corsa al denaro, la competizione fine a se stessa, l’affermazione del potere dell’economia su ogni altro valore, sono state tanto incoraggiate.
Oggi la denuncia , l’allarme, deve estendersi al rischio di perdere ciò per cui i nostri padri hanno combattuto: una scuola per tutti, una sanità per tutti, il diritto al lavoro, diritti e doveri uguali, e soprattutto le regole democratiche e la libertà.
E non dobbiamo dimenticare che in questo momento tanti stanno combattendo contro il cancro della mafia che sta diffondendosi sempre di più nel corpo della società civile.
E tanti combattono contro le evidenti ingiustizie, costituite dal divario tra garantiti e precari, da famiglie sempre più impoverite, dall’incertezza e dall’affanno delle nuove generazioni.
Davanti a tutto questo il mondo politico arranca, sembra incapace di una reazione all’altezza del compito che dovrebbe svolgere, quasi come se avesse come primario problema la propria autoconservazione.
Per opporci davvero a tutto questo dobbiamo ricordare che il motore della Resistenza è stata l’Indignazione, il sapere dire dei no.
No ad un potere usato con brutalità e per scopi personali, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’idea che si possa sempre accettare come normale ciò che avviene attorno a noi
Ci appelliamo alle nuove generazioni perché facciano rivivere gli ideali della Resistenza.
Diciamo loro: ora tocca a Voi.
E come scrive Stephane Hessel:
“Il nostro augurio a ciascuno di Voi è che abbiate un motivo per indignarvi. Perché ciò è fondamentale.
Perché quando qualcosa ci indigna, così come il nazi-fascismo ha indignato tanti dei nostri padri accendendo le loro coscienze e facendogli vedere con occhi nuovi la realtà che vivevano, allora diventiamo più forti e più impegnati e riusciamo a comprendere il grande corso della storia che continua grazie a ciascuno di noi e che deve essere orientato verso una maggiore giustizia e una maggiore libertà.”
Un Partigiano, nome di battaglia l’Italiano , ha scritto: “si deve vivere per qualcosa, non come anime spente.”
Così hanno fatto i Partigiani ed è l’insegnamento più importante che ci lasciano. Perciò non faremo morire la Resistenza nelle parole encomiastiche, Preferiamo amare i nostri padri, piuttosto che celebrarli. E preferiamo non nascondere il loro sangue sotto il marmo di un monumento, perché proprio quello ci aiuta a non dimenticare.
L’augurio che faccio a tutti noi è di combattere insieme contro l’indifferenza.
W il 25 aprile W la Resistenza
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