Il duro attacco del consigliere regionale Fabio Filippi al centro di ricerca sulla Resistenza
«Tagliare i fondi all’Istituto Parri»
La motivazione: «È ideologicamente di parte, meglio spendere altrove»
«Ideologicamente di parte », incollato ad una sola forma di ricerca storica: quella «dei vincitori». L’Istituto storico Parri di Bologna chiede finanziamenti alle istituzioni, ma per Fabio Filippi, consigliere
regionale del Pdl, sarebbe meglio «tagliare i fondi» al centro regionale di ricerca e destinare i soldi risparmiati a «settori realmente fondamentali per il cittadino, quali scuola, sociale, sicurezza e salute».
«Al Parri di Bologna ci si occupa, dal 1963, della storia del movimento della Resistenza e della guerra
di Liberazione. Da anni l’istituto si prodiga nel sostenere la centralità della Resistenza nella storia d’Italia e nell'indicare la cultura antifascista quale luogo di costruzione di una nuova democrazia - scrive
il berlusconiano in una nota - non una parola o una riga, invece, sul disegno di importare il comunismo
in Italia, progetto che per tanti anni ha animato molti partigiani, e in seguito ex partigiani. Di quale democrazia stiamo parlando?». Insomma, «dal Parri, in questi anni, si è fatta ricerca di parte e insegnata una storia di parte. Libelli pieni di elogi per i vincitori e non una parola per i vinti. Un operazione chirurgica per eliminare l’altra faccia della medaglia. Questa non è ricerca storica seria – insiste Filippi - ma un modo per rinverdire certe ideologie». Filippi attacca poi l’incontro di sabato prossimo, promosso dal Parri per illustrare attività, servizi funzionalità dell’istituto.
Oltretuttto, ricorda infine il consigliere, la conferenza «sarà introdotta e presieduta dal presidente
emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, personaggio particolarmente discusso e, notoriamente, di parte»
da L’Informazione di Bologna 21/10/2010
Questo ennesimo attacco alla Memoria non è altro che un segno dei tempi. Forse il consigliere ha delle lacune nella sua formazione, forse non ha studiato a sufficienza la storia del 900, in particolare modo quella che va dal 1920 al 1945. Nella sua giaculatoria parla di “non una parola per i vinti”. Ma non c’è bisogno di scrivere o dire parole. Le città, le strade sono piene di lapidi che ricordano le vittime delle rappresaglie nazifasciste. Forse ha ragione dovremmo spendere più parole sui vinti, ricordarli come Tartarotti, camicia nera torturatore a Bologna, e della banda dei suoi accoliti che nel periodo 1943/1945 ha seminato il terrore. Potremo spendere più parole per la banda Koch che fu addirittura sciolta dai tedeschi a causa delle sue nefandezze. Il consigliere inoltre non considera un grosso errore commesso in Italia nel dopoguerra. Noi italiani non abbiamo mai avuto un Processo di Norimberga e chi aveva un ruolo di responsabilità nel periodo fascista fu rimesso o lasciato al suo posto. Se si fossero processati e condannati tutti i criminali di guerra come è avvenuto in Germania ora forse non assisteremmo a queste esternazioni, Inoltre mi piacerebbe ricordare al consigliere Fabio Filippi che se la storia venisse insegnata nelle scuole, che tanto il suo governo ha contribuito a distruggere, non ci ritroveremmo degli studenti universitari dichiarare che la Strage alla Stazione di Bologna fu realizzata dalle Brigate Rosse e non da neofascisti.
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