10.000 ebrei italiani furono deportati in Germania nei campi di sterminio a fine guerra solo 640 riuscirono a tornare.
In questa Giornata della Memoria, che ricorda il dramma dell’Olocausto, un omaggio a tutti gli ebrei italiani che non tornarono.
Quando si pensa o si parla di Olocuasto l’immagine che viene alla mente è sempre quella dei campi di sterminio nazisti, ma anche in Italia vi fu una politica di persecuzione razziale a partire dal 1938 con l’emanazione delle Leggi Razziali.
Leggi che uccisero la vita civile di migliaia di ebrei italiani, allontanandoli dalla vita attiva del paese.
Un ebreo non poteva più insegnare, essere un commerciante, doveva essere identificato con una stella gialla sui vestiti, se aveva una attività doveva segnalare che era un negozio ebreo.
La nostra coscienza nazionale si è sempre nascosta dietro la facciata ipocrita, de “Italiani brava gente”, ma a partire dell’8 settembre questa maschera cadde e anche gli italiani parteciparono attivamente all’anninetamento della razza ebraica.
Furono attivi nella deportazione, creando campi di smistamento per gli ebrei, i detenuti politici, prigionieri di guerra. Un campo tristemente famoso fu quello di Fossoli nel modenese.
“Istituito dagli italiani nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra inglesi, viene occupato dopo l'8 settembre 1943 dai nazisti, attratti da strutture in muratura di recente costruzione e dalla posizione geografica che fa di Fossoli un punto strategico sulla via ferroviaria che porta al nord, verso i campi della morte. Il Campo viene ceduto, fino alla fine del 1943, alla neonata Repubblica Sociale che ne fa un centro di raccolta provinciale per ebrei, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona. Dal gennaio 1944 subentra la gestione diretta da parte delle SS e si attiva il processo di deportazione: Fossoli diventa campo poliziesco e di transito per prigionieri politici e razziali destinati ai Lager del nord Europa. Dalla stazione di Carpi partono, in sette mesi di attività del campo, 8 convogli ferroviari, 5 dei quali destinati ad Auschwitz. Sul primo diretto verso questa meta, il 22 febbraio, viaggia anche Primo Levi che rievoca la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine di "Se questo e un uomo" e nella poesia "Tramonto a Fossoli". Il convoglio giunge ad Auschwitz il 26 febbraio; Primo Levi è tra i 95 uomini (su circa 600) che superarono la prima selezione e viene immatricolato nel Campo col numero 174517.” (Fonte Fondazione Fossoli)
In Italia fu creato anche un lager a Trieste nella risiera di San Sabba.
È stato uno dei tanti campi di concentramento in Italia . In esso le autorità tedesche compirono uccisioni, in un primo momento mediante gas (usando i motori diesel degli autocarri), in seguito per fucilazione o con colpo di mazza alla nuca. Nel campo di sterminio italiano si contano una camera a gas e un forno crematorio. Questo forno venne ricavato da un essiccatoio in cui veniva asciugato il riso; all'interno di esso potevano morire 1000/1100 persone alla volta a causa dell'elevatissima temperatura alta del calore all'interno. Qui i cadaveri bruciavano e diventavano polvere e cenere in meno di 1 minuto. Oggi la risiera è un vero e proprio museo. Metà del campo venne distrutto dai soldati nazifascisti.
Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba, alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato Stalag 339.
Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste).
Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l'unico campo di deportazione dell'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini ma il crematorio e la ciminiera sono stati ricostruiti dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera.
Quando nel 1945 il mondo venne a conoscenza di questi crimini, si disse che non dovevano più accadere, ma un nuovo vento di razzismo sta attraversando l’Europa. Nuove razzie contro i deboli sono ritornate nella cronaca quotidiana, gli incendi dei campi rom, le discriminazioni conto i diversi. Se veramente si vuole evitare di ricadere in questi orrori non si può e non si deve relegare a solo questa giornata la Memoria.
In questa Giornata della Memoria, che ricorda il dramma dell’Olocausto, un omaggio a tutti gli ebrei italiani che non tornarono.
Quando si pensa o si parla di Olocuasto l’immagine che viene alla mente è sempre quella dei campi di sterminio nazisti, ma anche in Italia vi fu una politica di persecuzione razziale a partire dal 1938 con l’emanazione delle Leggi Razziali.
Leggi che uccisero la vita civile di migliaia di ebrei italiani, allontanandoli dalla vita attiva del paese.
Un ebreo non poteva più insegnare, essere un commerciante, doveva essere identificato con una stella gialla sui vestiti, se aveva una attività doveva segnalare che era un negozio ebreo.
La nostra coscienza nazionale si è sempre nascosta dietro la facciata ipocrita, de “Italiani brava gente”, ma a partire dell’8 settembre questa maschera cadde e anche gli italiani parteciparono attivamente all’anninetamento della razza ebraica.
Furono attivi nella deportazione, creando campi di smistamento per gli ebrei, i detenuti politici, prigionieri di guerra. Un campo tristemente famoso fu quello di Fossoli nel modenese.
“Istituito dagli italiani nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra inglesi, viene occupato dopo l'8 settembre 1943 dai nazisti, attratti da strutture in muratura di recente costruzione e dalla posizione geografica che fa di Fossoli un punto strategico sulla via ferroviaria che porta al nord, verso i campi della morte. Il Campo viene ceduto, fino alla fine del 1943, alla neonata Repubblica Sociale che ne fa un centro di raccolta provinciale per ebrei, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona. Dal gennaio 1944 subentra la gestione diretta da parte delle SS e si attiva il processo di deportazione: Fossoli diventa campo poliziesco e di transito per prigionieri politici e razziali destinati ai Lager del nord Europa. Dalla stazione di Carpi partono, in sette mesi di attività del campo, 8 convogli ferroviari, 5 dei quali destinati ad Auschwitz. Sul primo diretto verso questa meta, il 22 febbraio, viaggia anche Primo Levi che rievoca la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine di "Se questo e un uomo" e nella poesia "Tramonto a Fossoli". Il convoglio giunge ad Auschwitz il 26 febbraio; Primo Levi è tra i 95 uomini (su circa 600) che superarono la prima selezione e viene immatricolato nel Campo col numero 174517.” (Fonte Fondazione Fossoli)
In Italia fu creato anche un lager a Trieste nella risiera di San Sabba.
È stato uno dei tanti campi di concentramento in Italia . In esso le autorità tedesche compirono uccisioni, in un primo momento mediante gas (usando i motori diesel degli autocarri), in seguito per fucilazione o con colpo di mazza alla nuca. Nel campo di sterminio italiano si contano una camera a gas e un forno crematorio. Questo forno venne ricavato da un essiccatoio in cui veniva asciugato il riso; all'interno di esso potevano morire 1000/1100 persone alla volta a causa dell'elevatissima temperatura alta del calore all'interno. Qui i cadaveri bruciavano e diventavano polvere e cenere in meno di 1 minuto. Oggi la risiera è un vero e proprio museo. Metà del campo venne distrutto dai soldati nazifascisti.
Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba, alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato Stalag 339.
Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste).
Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l'unico campo di deportazione dell'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini ma il crematorio e la ciminiera sono stati ricostruiti dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera.
Quando nel 1945 il mondo venne a conoscenza di questi crimini, si disse che non dovevano più accadere, ma un nuovo vento di razzismo sta attraversando l’Europa. Nuove razzie contro i deboli sono ritornate nella cronaca quotidiana, gli incendi dei campi rom, le discriminazioni conto i diversi. Se veramente si vuole evitare di ricadere in questi orrori non si può e non si deve relegare a solo questa giornata la Memoria.
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