E’ morto. Ha posto fine alla sua vita, forse ritenendo che spettasse a lui stesso decidere come e quando morire.
Fra i tanti film da lui diretti, tutti a mio parere di alto livello umano e sociale, mi ha più impressionato “La grande guerra” (1914 – 1918), dalle nostre fonti storico – popolari considerata sì un sacrificio di vite umane, ma soprattutto un’epopea gloriosa del nostro Paese.
Egli contribuì a dimostrare, invece, che la prima guerra mondiale fu innanzitutto un immane massacro.
Lo dicevano e raccontavano anche mio padre e mio zio Giuseppe, entrambi bersaglieri, utilizzati per gli “assalti alla baionetta” dai quali i loro reggimenti tornavano decimati.
Essi si salvarono, altrimenti io non sarei al mondo.
Grazie a Mario Monicelli per aver affermato la verità: egli diceva “per amore della verità”.
Egli non ha voluto alcun funerale ed io ho pensato che fosse nel suo carattere non voler dare spettacolo e volere anche sottrarsi agli applausi, che sono divenuti “di moda” alla fine delle esequie pubbliche specialmente di personaggi noti.
Gianni Tellaroli
(Presidente ANPI PIANORO)
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