La sezione di Pianoro dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Franco Bonafede, medaglia d’argento al valore militare, denuncia come, in un inaccettabile clima di intimidazione, si sia svolto il referendum imposto dalla Fiat, il quale già di per sè viola: la Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza, la Carta di Nizza, le leggi dello Stato di cui lo Statuto dei Lavoratori ne è parte, i contratti collettivi nazionali ed è anche fortemente in contrasto con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Chi parla, in questo contesto, di vittoria della partecipazione e della democrazia parla a vanvera e confusamente ed è dimentico dei sacrifici e delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori che dopo la Resistenza, la conquista di un ordinamento Repubblicano a suffragio universale, la Costituzione, hanno sempre dovuto lottare per conquistare il diritto a vivere come cittadini liberi e consapevoli e non come sudditi.
Questa crisi economica è il frutto avvelenato di questo modello scellerato di selvaggio sfruttamento liberista fondato sulla rapina delle risorse naturali, sulle speculazioni finanziarie, sulle guerre e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. La Fiat, purtroppo, non si pone al di fuori di questo sistema e dopo aver delocalizzato le sue produzioni a suo piacimento usando sempre metodi di ricatto, oggi si pone come testa d’ariete per distruggere in Italia quel che resta delle regole per fare impresa nel rispetto della dignità umana e dello stato sociale, in perfetta sintonia di posizione col peggior governo, di tipo Birmano, che la storia della Repubblica ricordi.
A questo punto dopo il risultato non certo brillante del referendum, stante tutta la potenza d’urto messa in campo, sarà costretta a trattare nel suo stesso interesse proprio con chi, come la FIOM, non ha piegato la schiena perché non disponibile a mercanteggiare coi diritti inalienabili ed indisponibili delle lavoratrici e dei lavoratori.
Restiamo inoltre attoniti e sgomenti dinanzi ai balbettii di una opposizione parlamentare che nemmeno sui diritti fondamentali del lavoro è stata capace di una voce unica e autorevole, capace di aggregare e rappresentare politicamente nel paese quel moto naturale di solidarietà che c’è stato verso chi è stato costretto a sopportare questa infame forca caudina.
D’ora in avanti oltre le giaculatorie e i bla bla formalisti a difesa della Costituzione, giudicheremo tutti dai fatti concreti e fin d’ora sappiamo che possiamo contare su un vero Sindacato che si chiama FIOM, con cui vogliamo essere compagni di strada e di lotta, come lo furono negli scioperi operai del 1943/44 centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori e come lo furono nelle montagne, nelle valli, nelle città, le partigiane e i partigiani che non chinarono la schiena e si adunarono per amore della libertà.
Pianoro, 23 giugno 2010.

domenica 27 giugno 2010
L’ A.N.P.I. di Pianoro sulla vicenda di Pomigliano d’Arco.
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